26 giugno 2019 – Corriere del Trentino
Edilizia popolare «Tanti piani disattesi»
RIPORTARE AL CENTRO LE POLITICHE PER LA CASA
Alla Uil del Trentino fa piacere che il sindaco Andreatta e la maggioranza del Comune di Trento abbiano posto anche il tema della casa fra le priorità che dovrà affrontare il Piano regolatore della città, il cui ridisegno è però purtroppo slittato a fine legislatura e che dovrà affrontare un Consiglio comunale frazionato e scostante che ne fa temere la stessa approvazione ed adozione.
Il sindacato esprime qualche forte diffidenza e perplessità riguardo alla effettiva volontà anche della giunta comunale di Trento — dopo l’annuncio di quella provinciale di escludere dalle graduatorie per l’integrazione canone gli stranieri con meno di dieci anni di residenza — di dare corpo a concrete soluzioni di edilizia sociale e quindi esige l’effettiva previsione di realizzazione, recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, magari pure sfitto, per ridurre e dare risposta alle 1325 richieste in essere di «integrazione canone» fra residenti comunitari ed extra-comunitari.
Il caso delle «palafitte» di San Bartolomeo è l’emblema di come non deve essere condotta la battaglia per la casa, dell’incompetenza e dello trascinamento fino all’inverosimile delle politiche abitative sociali pubbliche trentine, una vicenda che coinvolge Comune del capoluogo, Itea e Provincia autonoma.
Si sono impiegati quasi 15 anni per abbattere le costruzioni fatiscenti disabitate di via dei Tigli, e si è passati dalla pianificazione iniziale da 105 alloggi a canone sociale in 4/6 palazzine a quella di 98 appartamenti, diventati a canone moderato, in quattro edifici fino all’ultima proiezione di una trentina di alloggi, sempre a canone moderato, sembra in un palazzo unico.
Certo se questi sono stati e tuttora rimangono i tempi e la volontà di affrontare il problema casa, soprattutto nel Comune a più alta densità abitativa della provincia, diventa difficile credere alle buone intenzioni della politica, tanto più in un’area, a Trento sud, dove pare si vuole raddoppiare pure lo studentato, con probabile aumento dei costi dell’affitto per le famiglie della zona, affitti che per l’usato in quell’area cittadina si attestano tranquillamente attorno agli undici euro al metro quadro, circa 750 euro al mese per un appartamento di 70/80 metri quadri.
Per la Uil quindi la previsione in Prg di riqualificazione di un’ampia area a Trento sud con destinazione da prevalentemente produttiva a zona mista residenziale commerciale direzionale, rimane assolutamente suggestiva, ma aleatoria. Ci piacerebbe vedere almeno la realizzazione del progetto «palafitte» che tanti finanziamenti ha avuto — comunali, provinciali, Itea e finanche statali — ma che ancora è lontano dal concretizzarsi.
Riguardo poi alla tanto decantata valorizzazione del patrimonio comunale abitativo esistente e/o alla assegnazione o realizzazione di alloggi a canone moderato, segnaliamo al sindaco che ci si scontrerà col fatto che anche il Piano provinciale di housing sociale ha esaurito la propria «mission» (516 alloggi realizzati su 500) e si dovrà attendere una nuova gara provinciale di aggiudicazione da parte di qualche società finanziaria o, comunque, un congruo lasso di tempo, anche se si decidesse di far gestire l’housing sociale «in house» .
Unico soggetto in grado, una volta finanziato dalla Provincia, di realizzare e ristrutturare adeguati volume di edilizia pubblica residenziale resta Itea (spa non sappiamo per quanto…). Certo bisognerà attendere che la nuova giunta provinciale, lanciata dopo gli Stati generali della montagna a guardare più alle periferie che al fondovalle e alle città, si renda conto che soprattutto il capoluogo, con la Busa del Garda e Rovereto — non di montagna stiamo parlando — soffre di una forte emergenza casa e quindi, assieme all’assegnazione magari gratuita di appartamenti pubblici alle giovani famiglie che vogliono restare in montagna, cominci a rifinanziare in modo consistente anche piani di edilizia residenziale Itea nei fondovalle, pena lo spopolamento non solo delle periferie, ma anche del suo capoluogo e dei centri di produzione e servizi maggiori.
Le modifiche di questi giorni al regolamento per armonizzare l’assegno unico provinciale e il reddito di cittadinanza, comprimendo ulteriormente il contributo integrativo all’affitto, non vanno certo incontro alle famiglie trentine che subiscono l’emergenza affitto.
Urge che sia il Comune di Trento che gli altri attori pubblici per i quali passano le politiche abitative sociali (Comunità di valle) si mobilitino ed esprimano alla giunta provinciale il grande disagio che si creerà dal gennaio prossimo, non solo alle famiglie in affitto extracomunitarie, ma anche a quelle trentine non benestanti, in affitto anch’esse, quando varranno le nuove regole testé licenziate.
Il sindacato esprime qualche forte diffidenza e perplessità riguardo alla effettiva volontà anche della giunta comunale di Trento — dopo l’annuncio di quella provinciale di escludere dalle graduatorie per l’integrazione canone gli stranieri con meno di dieci anni di residenza — di dare corpo a concrete soluzioni di edilizia sociale e quindi esige l’effettiva previsione di realizzazione, recupero e valorizzazione del patrimonio edilizio esistente, magari pure sfitto, per ridurre e dare risposta alle 1325 richieste in essere di «integrazione canone» fra residenti comunitari ed extra-comunitari.
Il caso delle «palafitte» di San Bartolomeo è l’emblema di come non deve essere condotta la battaglia per la casa, dell’incompetenza e dello trascinamento fino all’inverosimile delle politiche abitative sociali pubbliche trentine, una vicenda che coinvolge Comune del capoluogo, Itea e Provincia autonoma.
Si sono impiegati quasi 15 anni per abbattere le costruzioni fatiscenti disabitate di via dei Tigli, e si è passati dalla pianificazione iniziale da 105 alloggi a canone sociale in 4/6 palazzine a quella di 98 appartamenti, diventati a canone moderato, in quattro edifici fino all’ultima proiezione di una trentina di alloggi, sempre a canone moderato, sembra in un palazzo unico.
Certo se questi sono stati e tuttora rimangono i tempi e la volontà di affrontare il problema casa, soprattutto nel Comune a più alta densità abitativa della provincia, diventa difficile credere alle buone intenzioni della politica, tanto più in un’area, a Trento sud, dove pare si vuole raddoppiare pure lo studentato, con probabile aumento dei costi dell’affitto per le famiglie della zona, affitti che per l’usato in quell’area cittadina si attestano tranquillamente attorno agli undici euro al metro quadro, circa 750 euro al mese per un appartamento di 70/80 metri quadri.
Per la Uil quindi la previsione in Prg di riqualificazione di un’ampia area a Trento sud con destinazione da prevalentemente produttiva a zona mista residenziale commerciale direzionale, rimane assolutamente suggestiva, ma aleatoria. Ci piacerebbe vedere almeno la realizzazione del progetto «palafitte» che tanti finanziamenti ha avuto — comunali, provinciali, Itea e finanche statali — ma che ancora è lontano dal concretizzarsi.
Riguardo poi alla tanto decantata valorizzazione del patrimonio comunale abitativo esistente e/o alla assegnazione o realizzazione di alloggi a canone moderato, segnaliamo al sindaco che ci si scontrerà col fatto che anche il Piano provinciale di housing sociale ha esaurito la propria «mission» (516 alloggi realizzati su 500) e si dovrà attendere una nuova gara provinciale di aggiudicazione da parte di qualche società finanziaria o, comunque, un congruo lasso di tempo, anche se si decidesse di far gestire l’housing sociale «in house» .
Unico soggetto in grado, una volta finanziato dalla Provincia, di realizzare e ristrutturare adeguati volume di edilizia pubblica residenziale resta Itea (spa non sappiamo per quanto…). Certo bisognerà attendere che la nuova giunta provinciale, lanciata dopo gli Stati generali della montagna a guardare più alle periferie che al fondovalle e alle città, si renda conto che soprattutto il capoluogo, con la Busa del Garda e Rovereto — non di montagna stiamo parlando — soffre di una forte emergenza casa e quindi, assieme all’assegnazione magari gratuita di appartamenti pubblici alle giovani famiglie che vogliono restare in montagna, cominci a rifinanziare in modo consistente anche piani di edilizia residenziale Itea nei fondovalle, pena lo spopolamento non solo delle periferie, ma anche del suo capoluogo e dei centri di produzione e servizi maggiori.
Le modifiche di questi giorni al regolamento per armonizzare l’assegno unico provinciale e il reddito di cittadinanza, comprimendo ulteriormente il contributo integrativo all’affitto, non vanno certo incontro alle famiglie trentine che subiscono l’emergenza affitto.
Urge che sia il Comune di Trento che gli altri attori pubblici per i quali passano le politiche abitative sociali (Comunità di valle) si mobilitino ed esprimano alla giunta provinciale il grande disagio che si creerà dal gennaio prossimo, non solo alle famiglie in affitto extracomunitarie, ma anche a quelle trentine non benestanti, in affitto anch’esse, quando varranno le nuove regole testé licenziate.
Scarica il pdf: casa ART 260619
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