02 febbraio 2019 – Trentino
«Il sovrintendente venga dalla scuola»
Fabio Marcantoni, ultimo a rivestire il ruolo che ora la giunta vuole reintrodurre, valuta positivamente la novità
«Secondo me un sovrintendente che rappresenti il mondo della scuola è una figura non solo utile, ma necessaria». Fabio Marcantoni è stato l’ultimo sovrintendente della scuola trentina, dal 1999 al 2005, poi la giunta provinciale guidata da Lorenzo Dellai decise di abolire la figura del sovrintendente dando tutte le sue competenze a un dirigente della conoscenza. Adesso, dopo 13 anni, il presidente Maurizio Fugatti e l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti pensano a fare marcia indietro, ma Marcantoni li avverte: «Il ritorno del sovrintendente ha senso solo se è espressione del mondo della scuola e se potrà fare da tramite tra la politica e la scuola godendo di una certa autonomia». E i sindacati, soprattutto la Uil, si sono espressi proprio su questa linea nel recente incontro con la giunta.
Dottor Marcantoni, lei è stato l’ultimo sovrintendente scolastico in Trentino, come vede il ritorno di questa figura 13 anni dopo?
Secondo me è una figura non solo utile, ma necessaria. Ma deve essere una figura riconosciuta dal mondo della scuola e rappresentativa. Reintrodurre il sovrintendente ha senso solo a due condizioni: deve essere un tramite tra le scelte della politica e le necessità dell’istruzione e deve venire dal mondo della scuola.
Secondo lei quel è l’identikit del sovrintendente ideale?
La cosa più importante è che sia una persona riconosciuta dal mondo della scuola. Sarebbe importante che venisse scelto tra i dirigenti scolastici. Nella mia carriera ho conosciuto figure eccellenti anche tra i dirigenti provinciali. Ad esempio Chiasera era un ottimo dirigente, ma per un ruolo come quello del sovrintendente ci vuole una persona che sia riconosciuta dalla scuola e che conosca questo mondo in tutte le sue sfaccettature. Io, ad esempio, ho fatto l’insegnante elementare, poi per vent’anni il direttore didattico e, infine, il sovrintendente. Un’esperienza che poi mi è servita molto nell’ultimo incarico.
Come giudica questi ultimi 13 anni con un dirigente provinciale alla guida della scuola?
Secondo me è venuto a mancare proprio quest’aspetto della conoscenza. E’ venuta a mancare una figura in cui tutto il mondo della scuola si riconoscesse e si fidasse. Un sovrintendente che sia espressione della scuola porta con sé una credibilità che altrimenti sarebbe difficile da costruire. Per non parlare del fatto che un dirigente provinciale ha una sensibilità diversa. Già ai miei tempi c’erano state novità. Il mio predecessore Giovanni Mengon era stato nominato di concerto tra la giunta provinciale e il Ministero. Io, invece, venni nominato direttamente dalla giunta. Poi, nel 2005, la giunta Dellai cambiò la legge ed eliminò la figura del sovrintendente mettendo un dirigente di servizio a guidare la scuola. Sarebbe importante tornare indietro.
I dirigenti scolastici, a dire la verità, non sembrano entusiasti del ritorno del sovrintendente.
Già, ma mi pare che più o meno l’autonomia di cui godono ora sia equivalente a quella che avevano ai miei tempi. Mi pare ne quasi nessuno abbia esperienza con un sovrintendente.
Ma cosa ci vorrebbe per questa nuova figura?
Ci vorrebbe che avesse un po’ di autonomia sulla politica scolastica. La cosa più importante che può fare un sovrintendente riguarda gli organici e la programmazione delle risorse umane. Dovrebbe poter decidere in autonomia sentendo le esigenze del mondo della scuola. E poi dovrebbe avere competenza sulla formazione degli insegnanti, altro grande capitolo.
Scarica il pdf: sovrintendente ART 020219
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