01 maggio 2019 – Corriere del Trentino

Semplificazione, voce alle categorie.

Massimo ribasso, Misconel propone una versione ammorbidita. La giunta prende nota I sindacati critici: una resa onorevole. Seconde case, emergono i timori di Asat e Unione

La categorie economiche trentine sono in genere contente della piega che sta prendendo la discussione sul disegno di legge per la semplificazione. La reintroduzione del massimo ribasso negli appalti, però, è un boccone amaro, per quanto si cerchi di mitigarne la portata. I sindacati parlano di «resa» del sistema provinciale, che in passato difendeva l’offerta economicamente più vantaggiosa — per far lavorare i trentini — ma senza grandi risultati. E proprio i sindacati notano che giunta e imprenditori (da soli) si sono visti il giorno prima dell’incontro plenario di ieri, a cui hanno preso parte anche i confederali. «Chiedono la lista della spesa, sono genuflessi ai poteri forti, se così possiamo chiamarli» dice il segretario della Uil Walter Alotti.
Il governatore Maurizio Fugatti, prima dell’inizio della discussione in commissione a metà maggio, ha sollecitato le categorie economiche a dare il loro contributo: «Si tratta di un disegno di legge aperto a spunti e approfondimenti ed è frutto anche del lavoro fatto dagli uffici provinciali proprio partendo dagli stimoli arrivati dalle categorie economiche. Vorremo che l’iter si concludesse entro giugno».
Uno dei temi più caldi è quello del ritorno al massimo ribasso. Fatto che ai sindacati non piace. Il segretario della Cisl Lorenzo Pomini è critico: «Non ci piace: anche se viene garantita la tutela della manodopera è un meccanismo con cui si perde qualità». Da ricordare che i precedenti governi di centrosinistra avevano spinto l’offerta economicamente più vantaggiosa proprio per dare più possibilità alle piccole aziende trentine, non in grado di attuare economie di scala, di vincere in gare in cui altrimenti sarebbero arrivate sempre in fondo. Questo tipo di valutazione che privilegia la qualità, però, ha inchiodato le stazioni appaltanti, per cui si chiede una scossa. «Il massimo ribasso è una resa, pur onorevole, del sistema provinciale — afferma Franco Ianeselli (Cgil) — ci conforta però l’assicurazione dei controlli sulle retribuzioni e la responsabilità anche sul subappalto».
Chi si sta spendendo molto sul tema è Giulio Misconel, presidente dei costruttori Ate (ex Ance industria): «Non è vero che viene reintrodotto il massimo ribasso — spiega il presidente, parlando della sua proposta —, non si prende chi propone il prezzo più basso. Gli aggiornamenti prevedono per i lavori sotto i 200.000 euro l’invito di tre imprese e l’assegnazione al prezzo migliore, fra i 200 e i 500.000 euro il metodo delle medie, da 500 a 2 milioni il metodo elettronico semplificato. In sostanza sui parametri relativi a manodopera, materiali e mezzi impiegati, l’offerta deve rientrare in un range di prezzo definito. Se va sotto è classificato automaticamente come anomalia e l’impresa perde punteggio ai fini della vittoria finale». Il presidente degli Artigiani, Marco Segatta, teme i risvolti negativi del sistema del massimo ribasso «puro» (accettare chi propone un costo più basso per realizzare un’opera) mentre vede di buon occhio la possibilità di «mitigare» il sistema. Per l’Unione il presidente Gianni Bort punta il dito contro il Mepat, il portale della Provincia dedicato agli appalti: «Non funziona, dà un sacco di problemi: abbiamo proposto la sua soppressione e il passaggio al sistema nazionale». Sempre nel settore del terziario è intervenuto il direttore degli albergatori Asat, Roberto Pallanch, che, come del resto i colleghi dell’Unione, è contrario alla revisione della legge Gilmozzi sulle seconde case, che invece costruttori come Misconel chiederebbero di ritoccare. Un articolo del ddl, il 14, parla dell’utilizzo delle residenze ordinarie per finalità diverse da quella residenziale, quindi per turismo. L’Asat non vorrebbe che così si finisse per bypassare la norma.
Per i sindacati dei lavoratori «gli assessori e il presidente chiedono alle categorie di presentare la lista della spesa, per poi trovare la soluzione a livello normativo — osserva preoccupato Alotti — . È anche il significato dell’incontro del Coordinamento imprenditori preliminare all’incontro con tutte le parti. Il problema è che non sono capaci e le categorie trovano spazi».

 

Scarica il pdf: semplificazione ART 010519