14 maggio 2019 – Trentino

 Università. Alotti: «Tasse cresciute? Sostenere chi ha bisogno» Il segretario della Uil: «Aiutare gli studenti in difficoltà. Personale, rappresentanza nel cda»

La crescita delle entrate nel bilancio dell’ateneo delle tasse studentesche (12,4%) non è passato inosservato. E Walter Alotti, segretario provinciale della Uil, chiede che quel surplus venga immediatamente distribuito «nelle mani degli studenti più bisognosi attraverso varie forme di aiuti economici, in primo luogo le borse di studio della stessa università».
Alotti non nasconde una certa sorpresa per le modalità con cui si è pervenuti alla crescita delle tasse universitarie. «Quello che ci sorprende, e ci lascia un po’ perplessi, è la spiegazione adottata per giu-
stificare questa lievitazione delle entrate — osserva il segretario della Uil —. Sembra che gli studenti, con tempismo perfetto, visto il parallelo innalzamento della tassa massima, abbiano omesso di ricorrere allo strumento che valuta la propria situazione economica — e permette di accedere a prestazioni sociali agevolate, pagando quindi meno tasse — quando si è trattato di passare dal modello Icef a quello Isee. Ecco quindi che ben il 38,8% degli iscritti all’Università trentina si trova a pagare la tassazione massima peraltro, appunto, appena aumentata».
«Alla luce di questo evento quantomeno anomalo — prosegue —, visti anche i precedenti discutibili tagli ad alcune forme di Borse di studio come il Fondo Giovani (bando 5B) e il prestito d’onore e vista la sicurezza del rettore nel garantire la continuità futura dei finanziamenti ministeriali e provinciali (che intanto calano del 2,9%, ma per il rettore si tratta di «una semplice oscillazione contabile»), non si capisce perché non si possano rimettere subito queste risorse in avanzo nelle mani degli studenti più bisognosi. Rimangono quindi dei punti oscuri ai quali si adducono caliginose spiegazioni, ma si tratta evidentemente di pane per i denti del consiglio di amministrazione che ha approvato il bilancio».
A tal proposito la Uil rilancia un vecchio cavallo di battaglia, l’inclusione della rappresentanza del personale tecnico-amministrativo e dei ricercatori nel cda. «Parliamo di oltre 700 lavoratori, relegati nella pletorica e inutile “Consulta del personale”, privi di una degna e significativa rappresentanza — conclude il timoniere della Uil —. Non stiamo certo suggerendo di istituire un Soviet ma, per usare le parole dello stesso rettore, di “rafforzare i legami con la realtà locale e rendere incisivi gli strumenti pensati per il rapporto col territorio”. Questo aiuterebbe a rendere più chiare e condivise le scelte strategiche come i piani di finanziamento a lungo termine adottati in questi recentissimi (e inaspettati) tempi di “vacche grasse”».

 

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