19 maggio 2019 – Corriere del Trentino
Apac. «Le aziende si uniscano e puntino alla qualità» I sindacati: no al massimo ribasso.
Il primo pensiero, analizzando il lungo elenco del documento di programmazione dell’Apac, va all’economia trentina. «I lavori sono tanti e anche i soldi» spiega il segretario provinciale della Uil, Lorenzo Pomini. «Un dato sicuramente positivo» per i sindacati Cgil, Cisl e Uil. Ma non è tutto oro ciò che luccica, perché il rischio che il piano si trasformi un’occasione mancata per le aziende trentine è concreto. Poi c’è l’incognita del massimo ribasso, rischia di mettere una pesante ipoteca sul futuro dei lavoratori e la qualità delle opere.
«Dopo il crollo di appalti pubblici, questo è un primo segnale importante, ma mi auguro che questa programmazione sia accompagnata anche dalle risorse» commenta Pomini. La Cisl poi sprona le imprese. «Questa è un’opportunità grandiosa, non devono sprecarla, come è successo per la realizzazione della galleria Loppio-Busa. Le nostre imprese sono piccole e vogliono sempre fare da sole. È un concetto sbagliato. Devono fare rete per riuscire ad aggiudicarsi gli appalti, in questo modo il gettito fiscale resta sul territorio, si fa lavorare la manodopera trentina e si dà l’occasione alle aziende di diventare più competitive».
Il grande timore resta legato alla logica del criterio del prezzo più basso contenuto nel disegno di legge semplificazione, non ancora approvato. «Evitiamo il massimo ribasso», è l’appello che lancia Walter Alotti, segretario della Uil. Lunedì ci sarà un confronto sul tema e Franco Ianeselli, segretario provinciale della Cgil è convinto che si possa arrivare a «un compromesso dignitoso». La qualità per Ianeselli deve essere la conditio sine qua non per far lavorare le imprese senza penalizzare i lavoratori o incorrere nel rischio di opere realizzate non a regola d’arte. Gli appalti «spezzatino», giustificati da qualcuno per far lavorare le aziende locali, non sono la soluzione.«Si cade nella trappola del protezionismo, un sistema chiuso che non aiuta», spiega. Sui servizi, invece, la Cgil ha un’idea ben precisa: «Molti servizi non dovrebbero essere appaltati ma restare nella pubblica amministrazione. Il costante cambio di gestione pone incertezze sul futuro dei lavoratori, spesso pagati pochissimo».Quello della clausola sociale è un problema reale anche per Alotti. «Nei settori del commerciale e dell’edilizia non è prevista, a questi lavoratori nel cambio di gestione non viene garantito il mantenimento del posto di lavoro e neppure del livello salariale». Alotti poi fa i conti e dà una lettura politica al documento. «Rispetto al 2018 il numero di appalti previsto per il 2019 è quasi raddoppiato, se verranno mantenute le proporzioni verranno aggiudicati bandi per 500 milioni di euro. È predominante la Provincia, poi ci sono i Comuni, mentre per le Comunità di valle c’è poco o nulla, questa la dice lunga sul loro futuro». Infine la Uil lancia un appello per il personale di Apac: «Sono pochi, gli organici vanno integrati».
Scarica il pdf: apac ART 190519
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