13 giugno 2019 – Trentino

Non autosufficienti, sì ai fondi. Ma con timori

Sanità integrativa. I sindacati chiedono che si adotti uno strumento collettivo che fornisca servizi e aiuti le famiglie. Il consigliere Degasperi dei 5 Stelle nutre perplessità sul modello Laborfonds: «Nel 2018 il rendimento della linea bilanciata negativo del 2,23%. Meglio i Bot»

 

«Sì a una forma di sanità e assistenza integrativa che copra anche la non autosufficienza, ma con il coinvolgimento delle parti sociali». I sindacati salutano con favore il disegno di legge regionale presentato in commissione dall’assessore Claudio Cia per avviare uno studio su come affrontare il problema dell’assistenza della popolazione non autosufficienti. Il dato di 193 mila ultrasessantacinquenni nel 2050 induce a correre ai ripari. E a trovare forme di integrazione dei normali strumenti di intervento come spiega Andrea Grosselli della Cgil: «Noi chiediamo che il pubblico non diminuisca i propri interventi e quindi che continui ad erogare l’assegno di accompagnamento e l’assegno di cura, ma accanto a questo che ci sia anche un intervento integrativo finanziato da fondi collettivi su base contrattuale. Fondi che vengano alimentati, un po’ come Sanifonds e Laborfonds, dai dipendenti e dalla parte datoriale. Il fatto è che quando un lavoratore viene colpito da una malattia altamente invalidante scoppia un dramma per un’intera famiglia, soprattutto per i redditi medio bassi. Per questo studiare forme di integrazione all’intervento pubblico, che deve restare, è necessario. Noi abbiamo suggerito che si elargiscano servizi. In questo modo si eviterebbe che chi prende l’assegno poi non presti tutti i servizi necessari al familiare malato». Anche Lorenzo Pomini della Cisl è su questa linea: «Quando c’è una malattia invalidante oppure quando un anziano diventa non autosufficiente una famiglia va incontro a un vero e proprio dramma e il pubblico deve approntare delle azioni per affrontare queste situazioni. Io dico anche con fondi aperti a tutti e non solo contrattuali, però sempre con coinvolgimento delle parti sociali». Anche Walter Alotti della Uil sottolinea l’importanza di un intervento integrativo: «Per noi però si deve partire dai fondi contrattuali».
Filippo Degasperi dei 5 Stelle, però, nutre dei dubbi: «Se guardo ai rendimenti del Laborfonds ho i miei dubbi sulla previdenza integrativa e quindi anche sulla sanità. La mia linea, che è bilanciata e quindi a basso rischio, ha perso nel 2018 il 2,23%. Per non parlare dello 0,48% di spese di funzionamento per pagare lauti stipendi. Con questi rendimenti penso che sia meglio acquistare Bot. Si rischia di meno e ci sono meno spese di sicuro».

Scarica il pdf: non autosufficienza ART 130619