16 luglio 2019 – Trentino, Corriere del Trentino
Portineria UNITN. «Pagati 6 euro e 84 lordi l’ora» In 300 assediano il Rettorato
Mentre piove una pioggia fastidiosa che porta solo afa, mentre un megafono martella i timpani con l’ululato di una sirena, mentre circa 300 persone, davanti a lui, ammutoliscono per ascoltarlo, un uomo vestito di rosso si piazza sui gradini della Facoltà di Sociologia. Grida: «Tutto questo non è accettabile». E quelli: «Noooo!» «È una una vera vergogna!» E quelli «vergogna! vergogna!».Non si è arrivati a nessun accordo, ieri pomeriggio alla Provincia, tra i 54 addetti alla portineria dell’Ateneo e la Rear Miorelli, la ditta vincitrice dell’appalto che da questa mattina gestirà il servizio. La Cgil vuole adire le vie legali, la Uil lo ha già fatto. Eppure i 300 e passa manifestanti scesi in piazza in loro sostegno qualcosa l’hanno ottenuto. Un incontro urgente con i politici, tanto per cominciare. Eppoi una presa di posizione dell’Ateneo, che fa sapere di non aver voce in capitolo, «ma è evidente che gli stipendi dovranno essere conformi alle mansioni effettivamente svolte dai lavoratori». E, si vocifera, ora potrebbe rifiutarsi di firmare il nuovo contratto. Per arrivarci, il palazzo Sardagna di via Calepina, l’ex Museo di Scienze oggi sede del Rettorato, era stato praticamente preso d’assedio ieri mattina un fuoriprogramma, visto che lo sciopero sarebbe dovuto restare in via Verdi. «Va’ che le chiavi di ‘sto palazzo le abbiamo noi» grida qualcuno. «Qui finisce che ci arrestano tutti» scherza Diego Quaglioni, classe 1951, decano della facoltà di Legge, l’unico in giacca, cravatta e scarpe di cuoio, qui con altri docenti in segno di solidarietà. Rear Miorelli (un’azienda di Torino e una di Mori) qui qualcuno la chiama «Ba-rear», perché le condizioni contrattuali proposte ai 54, secondo gli interessati, fanno schifo. Vinto l’appalto garantendo alla Provincia un risparmio del 10%, la ditta ha licenziato e riassunto i portinai, cambiando loro il contratto da impiegato di quarto livello a operaio di secondo, portando il salario da 9,40 a 6,84 euro lordi l’ora, cancellando in un sol colpo anzianità e articolo 18. «Il mondo degli appalti si gonfia e si sgonfia a seconda delle necessità dell’azienda senza mai considerare i lavoratori» racconta Marco Modena, 37 anni, di Rovereto. Modena lavora a tempo pieno e passarà da 1200-1100 euro al mesea8-900.Mac’èchièatempo parziale e molti preferiscono licenziarsi, o accetteranno solo formalmente, e nel frattempo si cercheranno un nuovo lavoro. «La Rear di Torino applica sistematicamente i ribassi per vincere gli appalti: ha delle vertenze aperte con il giudice del lavoro, basta guardare su Google» dice Donata Borgonovo Re, prof a Legge e unico politico di un certo peso presente («ex consigliere provinciale, sto ancora cercando di riprendermi dallo choc»). Per la cronaca, c’erano anche Sinistra Italiana e Rifondazione Comunista.
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