31 luglio 2019 – Corriere del Trentino
Cooperazione internazionale, addio al vincolo dello 0,25% «Ma gli enti saranno ascoltati»
Lo sforzo, all’ultimo miglio del bilancio di assestamento, è perlopiù muscolare. Ogni correttivo della minoranza è accolto a ritmo regolare da un’indicazione ai colleghi: «Rosso», si ripete dagli scranni della maggioranza per 130 volta all’ora. Nella seduta del mattino i due emendamenti di sostanza di Pd (sull’estensione delle deduzioni da reddito da lavoro ai fini Icef) e Patt (sul congedo per maternità) sono stati bocciati. Salvo poi riapparire alle 15, però a firma della giunta (e di Patt, Pd, Upt) con qualche modifica. Un primo spiraglio di dialogo, seppur beffardo per chi fa una proposta che viene cassata prima e ripresentata poi, seguito da un altro emendamento sul tema più dibattuto delle ultime ore: il superamento del vincolo dello 0,25% del bilancio provinciale destinato alla cooperazione internazionale. Qui, ça va sans dire, la giunta conferma la linea. Salvo proporre, dopo ore di emendamenti bocciati, un correttivo controfirmato da Pd, Patt, Upt: il testo aggiunge l’articolo 38bis che prevede il coinvolgimento del tavolo delle associazioni. Concessioni minute, per Futura e Movimento 5 Stelle che non hanno approvato nessuno dei tre emendamenti (quattro con quello dedicato al monitoraggio del Clil) proposti dalla giunta. Una frizione sul finale di una maratona corsara, partita nove giorni fa e proseguita con picchi coloriti. Un esempio: eri sera la veemenza di Alessandro Savoi (Lega) gli è valsa uno stop fuori dall’emiciclo.
«La deliberazione della giunta che fissa i criteri per l’attribuzione di agevolazioni a interventi di sostegno alla cooperazione internazionale per lo sviluppo è adottata sentito l’organismo che raggruppa il maggior numero di soggetti con sede nel territorio provinciale». Questo il testo dell’emendamento aggiuntivo, proposto dall’assessore Mattia Gottardi, Claudio Cia (Agire), Alessia Ambrosi (Lega), Ugo Rossi (Patt), Alessio Manica (Pd)e Pietro De Godenz (Upt). Un articolo aggiuntivo — astenuti Ghezzi e Coppola di Futura, non hanno partecipato Degasperi e Marini del M5S — che prevede il coinvolgimento del tavolo degli enti che si occupano di solidarietà, ma che non tocca la decisione di sostanza declinata all’articolo 38: verrà superato il vincolo dello 0,25% destinato alla cooperazione.
«Le avevamo proposto, come Futura, una serie di emendamenti per prevedere una riduzione progressiva e concordata degli aiuti — ha esordito rivolgendosi a Fugatti Paolo Ghezzi, che aveva conservato qualche minuto per discutere del tema — niente da fare, lei voleva tagliare la testa dei poveri non trentini per esibirla in cima alla lancia, per mostrarla sanguinante al suo popolo». «Da “Aiutiamoli a casa loro” siete passati a “Non aiutiamoli, neppure a casa loro”: il vostro nuovo slogan — ha aggiunto — Scrivetelo bello grande. Lei non passerà alla storia dell’autonomia per questo trofeo dello 0,25%, signor presidente della Provincia. Lei ha guadagnato solo qualche titolo di cronaca, che presto si dimenticherà, per aver reso il Trentino più piccolo, più avaro, più solo». Risparmiando, ha aggiunto mostrando un cartonato con una moneta, «5 centesimi al giorno».
Ma la discussione su questo tema, attesissima, è arrivata solo alla fine di una giornata dedicata al corpus di misure per la famiglia, compreso il cosiddetto bonus bebè. Qui, dopo aver bocciato gli emendamenti di Patt e Pd, il governatore Fugatti ha riaccolto le proposte. L’ha fatto definendo due emendamenti distinti che ricalcano i suggerimenti estensivi di autonomisti e democratici, che hanno quindi sottoscritto i provvedimenti. Il primo emendamento riprende (in parte) una proposta del Patt e impegna la Provincia a «effettuare un’analisi delle possibili modalità di intervento al fine di promuovere il progressivo avvicinamento fra il trattamento delle lavoratrici e dei lavoratori del settore privato e quello del settore pubblico relativamente ai diritti spettanti in caso di maternità». «Bocciata la nostra proposta sulla natalità che garantiva alle mamme lavoratrici di conciliare il lavoro e la maternità — ha commentato Ugo Rossi (Patt) — Poi invece è stato approvato un emendamento che almeno pone il tema all’ordine del giorno e in qualche modo impegna la giunta a fare sul serio».
Il secondo emendamento ripresentato dalla giunta, in origine a firma di Alessandro Olivi (Pd), impegna la giunta «a incrementare la deduzione per i redditi da lavoro femminile, in sede di definizione dei criteri relativi agli oneri deducibili dal reddito del nucleo familiare per la valutazione della condizione economica». Nella sostanza si evita che ricevere il bonus bebè implichi l’esclusione da altri contributi. E per questa misura la giunta ha ipotizzato 500.000 euro. «Si tratta di cifre del tutto inadeguate a sostenere davvero il lavoro femminile, che non sposteranno molto in termini di reddito per le famiglie con figli» hanno fatto eco i tre segretari Franco Ianeselli (Cgil), Lorenzo Pomini (Cisl) e Walter Alotti (Uil). I confederali rileggono gli emendamenti approvati ieri senza particolari entusiasmi. «Così com’è, il bonus bebè — commentano con rammarico — continua a essere iniquo e inefficace. Il presidente Fugatti avrebbe fatto bene a dimostrare maggiore umiltà ascoltando le nostre proposte migliorative».
A conclusione di un lungo dibattito resta poi la nota amara dell’esercizio dialettico spesso esondato nel turpiloquio. Ieri sera i capigruppo delle minoranze hanno chiesto l’esclusione dall’Aula di Alessandro Savoi (Lega). Una condizione per proseguire i lavori, in seguito al dito medio ripetuto e indirizzato agli scranni dell’opposizione.
Scarica il pdf: Cooperazione ART 310719
No Comments