01 settembre 2019 – Corriere del Trentino

Poche maestre all’asilo, la Provincia tratta: «Supplenze più flessibili». Tomasi (Uil scuola): il problema sono le retribuzioni basse

Poche insegnanti ed educatrici negli asili nido. Dopo l’allarme lanciato ieri dall’assessora comunale ai Servizi scolastici Chiara Maule, il tema fa discutere le parti coinvolte.
L’assessora Maule — che ha lamentato soprattutto la difficoltà a reperire supplenti — ha chiesto alla Provincia di rivedere i requisiti d’accesso alla professione (laurea e tirocinio) invocando di fatto l’apertura di un tavolo di discussione. Dalla Provincia, rivolgendosi all’esponente della giunta del sindaco Alessandro Andreatta, fanno sapere che «un dialogo con il Comune c’è da sempre» e che «la legge provinciale che regola i requisiti è stata scritta tre anni fa dopo un confronto» con Palazzo Thun.
«Quella norma — dicono ancora da Piazza Dante — segue l’orientamento della legge statale sulla “Buona Scuola” che ha alzato il livello degli stessi requisiti, requisiti dunque che non sono facilmente modificabili». Ma non è una chiusura aprioristica, fanno sapere ancora dagli uffici dell’amministrazione provinciale: «Non possiamo allontanarci troppo da quegli standard per quanto riguarda le assunzioni, tuttavia si può discutere e diventare più flessibili sulle supplenze, includendo anche i non abilitati inseriti nelle cosiddette graduatorie libere, come i laureandi o laureati senza specializzazioni, succede anche nella scuola».
Il punto è proprio questo. Nelle graduatorie ufficiali (quelle degli abilitati) «c’è la fila di candidate» puntualizzano in Provincia. «Il fatto — è la riflessione — è che molte di loro rifiutano non ritenendo appetibile una supplenza breve di pochi giorni o qualche settimana. Diverso è chiaramente se la supplenza è annuale». Il motivo è facilmente intuibile e pure comprensibile: chi è in graduatoria nel frattempo si è trovata magari un’altra occupazione meno qualificata ma più stabile e vantaggiosa sul piano economico. Oppure la supplenza è distante da casa ed è più il costo del guadagno.
Perché le retribuzioni, c’è da dire, sono modeste ed è questo che sottolinea Marcella Tomasi, delegata Uil Fpl ai servizi dei nidi: «Il problema di reclutamento del personale sollevato da Maule c’è e sta assumendo proporzioni preoccupanti. Ma i requisiti professionali stabiliti della Provincia li trovo corretti, la causa scatenante sono le retribuzioni basse che rendono la professione non appetibile, soprattutto nel privato». «E purtroppo — continua la sindacalista — negli ultimi anni anche in Trentino si è cominciato a esternalizzare alle cooperative. Gli stipendi sono modesti, a tempo pieno parliamo di 1100-1200 euro, ma molte ragazze lavorano parttime e quindi la cifra si abbassa ancora. Questo scoraggia le giovani educatrici che si approcciano alla professione, una professione appassionante svolta inizialmente con grandi motivazioni, ma poi la retribuzione crea ripensamenti in corsa».
Tomasi individua due soluzioni: «In primo luogo occorre ridiscutere il contributo integrativo provinciale nei contratti, siamo in fase di rinnovo, so che le risorse sono poche, ma serve ragionare su quello».
La Provincia però è tiepida: «Le richiesta è ragionevole, ma aumentare l’integrativo non è una cosa immediata»
fanno trapelare. Riprende Tomasi: «Poi va rivista la logica degli appalti ai privati. Spesso le ore a disposizione degli appalti sono molto stringenti e questo riduce il monte ore e di conseguenza le retribuzioni delle educatrici. Oppure ci sono appalti su 11 mesi anziché 12 e perciò si crea discontinuità tra un appalto e l’altro, togliendo il diritto al riassorbimento del personale nella nuova cooperativa che subentra e contemporaneamente il diritto alle ferie ad agosto delle lavoratrici a tempo determinato. Queste si ritrovano con ferie arretrate che non possono godere semplicemente perché il contratto non esiste più».

Scarica il pdf: asilo ART 010919