04 ottobre 2019 – Trentino, Corriere del Trentino

«Portinerie, tagli ai salari illegittimi»

La sentenza. Il giudice del lavoro Benini ha ritenuto che il cambio d’appalto in Ateneo sia stato una cessione di ramo d’azienda: i lavoratori hanno quindi diritto a mantenere inalterate paghe, orario e anzianità. Esulta la Uiltucs: «Una sentenza pilota che coinvolgerà 1.300 lavoratori»

Trattativa tra lavoratori della portineria dell’Università e aziende appaltanti tutta da rifare, arriva la sentenza del Tribunale di Trento che dà ragione al sindacato Uiltucs riconoscendo la condotta antisindacale delle aziende Mimosa, Rear Coop e Miorelli e che obbliga alla riapertura del tavolo. La sentenza riconosce che l’appalto che ha trasferito i lavoratori da Mimosa Coop alla subentrante rete tra Rear Coop e Miorelli non è stato un mero cambio d’appalto ma un vero trasferimento di ramo d’azienda. Una decisione che garantisce ai 54 lavoratori la continuità di trattamento salariale, di orario e anzianità. Nessun taglio dunque a danno dei lavoratori, ma le aziende avranno 15 giorni per aprire la strada ad un ricorso. Canta vittoria la Uiltucs che il giudice Michele Maria Benini ha riconosciuto come “vittima” di condotta antisindacale poiché estromesso dalle trattative, che dovranno essere riaperte con la presenza della Uiltucs. «Una sentenza pionieristica, di rilevanza nazionale», commentano i vertici Uil e Uiltucs, che rivendicano il ruolo dei sindacato come “linea di difesa” dei lavoratori. «Non abbiamo lasciato che i lavoratori andassero in tribunale a titolo meramente individuale ha rivendicato Stefano Picchetti di Uiltucs, specificando in questo la distanza con le altre sigle confederali Cisl e Cgil Così da eliminare l’asimmetria tra lavoratore e azienda e rivendicare la centralità del sindacato». Il segretario provinciale Uil Walter Alotti ha sottolineato come la sentenza avrà valore per tutti gli appalti per i servizi in discussione, che comprendono almeno 1300 lavoratori: «Siamo di fronte ad una sentenza che non potrà essere ignorata anche quando si discuterà del personale di pulizia, delle biblioteche comunali, delle guardie giurate dei tribunali, insomma, di tutti coloro che lavorano nei servizi in appalto della pubblica amministrazione».
Il segretario regionale Uiltucs Walter Largher ha riconosciuto il successo della causa legale: «Per noi andare in tribunale è l’estrema ratio, perché in qualche modo è il fallimento della trattativa sindacale. Ma siamo pronti ad aprire una causa per ogni appalto dove non sia riconosciuto il passaggio di ramo d’azienda, con i diritti salariali e le garanzie collegati».
Picchetti ha evidenziato come la decisione della giunta provinciale di riattivare le clausole sociali a tutela dei lavoratori dei servizi sia stata ininfluente: «Il giudice ha riconosciuto la legittimità delle nostre richieste sulla base della legge 2112 (quella che garantisce la continuità salariale e occupazionale), a dimostrazione che non era la legge sbagliata, ma lo era l’interpretazione di Apac. Fugatti si è limitato a fare quasi una fotocopia della 2112». Sulle cause individuali intentate da una cinquantina di lavoratori, Picchetti ha dichiarato: «Queste cause rischiano di cadere nel vuoto, perché coperte dalla nostra causa collettiva. I sindacati avrebbero dovuto metterci tutti la faccia, assumendosi questo rischio».

 

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