Aumento visite in libera professione.

Allargare le fasce orarie per abbattere i tempi d’attesa è la risolutiva ricetta Uil, ma lede gli interessi delle lobby.

Da tempo sottolineiamo l’esigenza di ampliare la fascia oraria delle visite e degli esami diagnostici che, per esempio, potrebbero essere effettuati anche al pomeriggio e nella giornata del sabato. Questo, soprattutto, in mancanza di nuove assunzioni – anch’esse fortemente auspicate dalla Uil, purchè non si limitino ai soli medici, ma siano estese a tutto il personale sanitario – e a fronte delle pesanti conseguenze sul servizio pubblico (si parla di un calo, fra il 2013 e il 2015, di circa 30000 prestazioni in regime istituzionale).

La direttiva comunitaria in tema di orari e riposi del personale sanitario dipendente, poi, col fatto che impedisce le “maratone in ospedale”, enfatizza ulteriormente il problema.

Cosa permette questa vera e propria emorragia? Chi ne è responsabile? Una vecchia regola poliziesca recita “cercate chi trae vantaggio dal delitto” e non possiamo non pensare alle strutture convenzionate private che, guarda caso, si sono spesso ingrandite ed allargate proprio sfruttando le mancanze dell’Apss la quale, dal canto suo, riceve considerevoli introiti proprio dall’ attività  in libera professione che i medici esercitano negli ambulatori pubblici ospedalieri. A ciò va aggiungersi il tema della fuga dei pazienti fuori provincia dove le strutture vengono celermente rimborsate dall’Azienda nostrana e sono ben contente di ospitare i trentini che, talvolta, effettuano questi trasferimenti per la mancanza di reparti specifici sul territorio o, appunto, per i tempi dilatati.

La prospettiva, purtroppo, è quella di un’eccellenza trentina che si autoinfligge danni calcolati minando, in favore degli interessi economici delle lobby, le proprie possibilità  di offrire un servizio migliore in termini di qualità , completezza e solerzia. È presto detto, quindi. Per avere una migliore sanità  pubblica – siamo stanchi di ripeterlo – servono più assunzioni. Non si può? Si amplino le fasce orarie. Non si può? Si rimetta mano alle regole in vigore in materia di “intra moenia”, ovvero di attività  professionale privata per il personale medico che opera all’interno delle strutture sanitarie pubbliche. Non si può? O magari, invece, non si vuole?

Walter Alotti Segretario Generale UIL del Trentino

Scarica il pdf: SanitaÌ€ COM 2(8)16