15 gennaio 2020 – Corriere del Trentino

Poste, in tre anni personale dimezzato. L’allarme di Cgil, Cisl e Uil: «Serve un ricambio generazionale»

«Tra il 2020 e il 2023 circa il 40% del personale delle Poste in Trentino andrà in pensione. Serve un piano serio per far sì che la situazione degli sportelli, già molto difficile, non diventi insostenibile». Catia Pancin, segretario del sindacato dei lavoratori poste Cisl, lancia l’allarme per un ricambio generazionale che ancora non si vede all’orizzonte. Una preoccupazione condivisa anche dalle altre sigle sindacali. «Negli ultimi dieci anni, circa tre persone su dieci hanno raggiunto l’età della pensione», spiega Lorenzo Purin (UilPoste), a cui fa eco Daniela Tessari (Slc Cgil): «Tra recapito e sportelli, il 60% delle persone sono state assunte tra il 1981 e il 1985. È fisiologico che sia arrivato il momento del ricambio».
L’età media di chi lavora nel settore delle poste trentine oscilla tra 57 e 58 anni, per questo i sindacati sono concordi a dire che non si tratta di
una situazione di emergenza creata dall’opzione di «quota 100». La possibilità di andare in pensione prima ha sollevato la questione in anticipo, ma, secondo Pancin, «la situazione era evidente da tempo, tanto che già quattro anni fa ho scritto all’azienda per chiedere di prepararsi a far fronte all’ondata di ricambio». Soprattutto perché Poste ha deciso, in concerto con la Provincia, di non chiudere gli uffici distribuiti nelle valli trentine.
«Come Uil siamo d’accordo che rimanga l’importante presidio delle poste anche nei piccoli paesi — racconta Purin — ma è indispensabile che si inizi a fare fronte a questa necessità». Tanti degli sportelli di Poste sono monoperatore, il che significa che per garantire gli orari di apertura sia necessario un grande sforzo dei lavoratori. «Durante queste feste hanno dimostrato un grande senso di responsabilità, spesso rinunciando alle vacanze. Ora servirebbe che l’azienda mostri riconoscimento per questo attaccamento», conclude Tessari.
Un’idea per tamponare la situazione arriva dal segretario di Slp Cisl. Si tratta di quella che viene chiamata «sportellizzazione», il passaggio dal recapito — dove grazie alle nuove assunzioni i numeri sono più clementi — allo sportello. «Riporto quello che è un semplice desiderio di tanti lavoratori con cui parlo che vogliono rimettersi in gioco. Se chi fa domanda ha i requisiti e può essere anche d’aiuto non vedo perché non si possa discutere di questa cosa con l’azienda».

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