31 gennaio 2020 – Trentino

Bonus bebè, è scontro sugli 8 milioni risparmiati

La polemica. Gli aiuti dello Stato si sono sovrapposti a quelli provinciali: da qui il tesoretto Zeni: «I soldi vadano lo stesso alle famiglie». Aiuti per il nido pagati con 5 mesi di ritardo

Sono tempi di rivoluzione per i contributi a sostegno della famiglia. La giunta provinciale aveva approvato il bonus bebè in finanziaria, ma anche l’intervento per abbattere le rette degli asili nido e tutta una serie di interventi. Ma il governo nazionale ha approvato interventi simili con la legge finanziaria per il 2020. Così la Provincia adesso è nella invidiabile situazione di poter decidere cosa fare con i soldi che sarebbero serviti per i suoi interventi a favore della famiglia. In gergo tecnico si chiama armonizzazione. La giunta ha già presentato in commissione una bozza di delibera con la quale il bonus bebè per i nati nel 2020 non viene erogato per i primi 12 mesi di vita perché andrebbe a sommarsi con quello nazionale. La stessa bozza di delibera prevede che, sempre a partire dall’1 gennaio 2020 non ci sarà più da parte della Provincia il riconoscimento di una quota per l’accesso ai servizi per la prima infanzia, ovvero nidi d’infanzia, nidi familiari, Tagesmutter pagate tramite l’assegno unico provinciale. Anche questo perché la finanziaria prevede l’intervento dello Stato tramite l’Inps. Ma le famiglie sono già in allarme. Infatti, l’intervento provinciale, come spiega la consigliera comunale del Pd Elisabetta Bozzarelli, è molto più alto rispetto al contributo statale. L’Inps, darà al massimo un contributo di 1500 euro all’annoper contribuire al pagamento delle rette dei nidi. Invece in Trentino le famiglie che hanno diritto al contributo, che viene pagato dall’Apapi, l’Agenzia provinciale per l’assistenza e la previdenza, sono tutte quelle con un Icef inferiore a 0,40 e il contributo può arrivare anche a 2400 euro all’anno. Oltre a questo, in molte famiglie , il contributo non è arrivato dal luglio scorso. In molti si sono rivolti all’Apapi per protestare. L’assessore Mirko Bisesti spiega che si è trattato di un semplice ritardo e che i contributi sono stati versati tutti negli ultimi giorni: «C’è stato un ritardo dovuto al calcolo del conguaglio, ma tutto è stato risolto. Con il 22 gennaio ci siamo messi in regola».
Ma il punto principale è cosa fare delle risorse, almeno 8 milioni di euro, che si libereranno grazie all’intervento dello Stato. Il consigliere del Pd Luca Zeni attacca: «Temiamo che questi soldi finiscano nel grande calderone della spesa provinciale, magari per fare marciapiedi, mentre secondo noi dovrebbero servire per aiutare la famiglia». Sul punto gli risponde duramente il presidente della Provincia Maurizio Fugatti: «Se ci tenevano tanto alla famiglia perché questi interventi non li hanno fatti loro. Il bonus bebè lo abbiamo introdotto noi così come il taglio delle rette dei nidi. Adesso ci sarà un confronto anche con i sindacati su come usare gli 8 milioni che avanzeranno». L’assessore Mirko Bisesti fa alcune ipotesi: «Il bonus bebè noi lo abbiamo adottato sette mesi prima del governo che lo darà solo per un anno, mentre ilo nostro è per 5 anni. E fino all’ultimo era impossibile sapere cosa contenesse la finanziaria. Adesso con quei soldi potremmo anche pensare di potenziare altri interventi a favore della famiglia, come la riduzione dell’Irpef sul lavoro femminile o aumentare il bonus bebè per i quattro anni successivi al primo che viene coperto dal bonus statale».
Sul tema intervengono anche Cgil, Cisl e Uil con una nota unitaria che attacca la giunta : «Gli 8 milioni di risparmi devono restare alle famiglie. La giunta provinciale non sfugga al confronto. Finora hanno costruito solo provvedimenti per alimentare il consenso, con minima efficacia. Adesso, però, pretendiamo garanzie sulle risorse risparmiate dicono i tre segretari Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti I risparmi devono servire ad aumentare le deduzione del reddito da lavoro femminile. E’ solo incentivando l’occupazione delle donne che si sostiene in maniera concreta e dimostrata la famiglia e la natalità. La giunta dimostri di avere a cuore il futuro della nostra comunità, al di là degli slogan di facciata, e apra un confronto serio e costruttivo con le parti sociali».

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