14 febbraio 2020 – Trentino
Loppio-Busa, i sindacati tornano a protestare
Il tunnel in costruzione. La manifestazione si è svolta davanti ai cancelli del cantiere Cgil, Cisl e Uil: «La Provincia non ha mantenuto i patti, i problemi sono rimasti irrisolti»
ARCO. I sindacati sono tornati a manifestare davanti ai cancelli del più importante cantiere pubblico della Provincia, quello del collegamento viario San Giovani Cretaccio, dando vita, ieri mattina, a un presidio di protesta che ha riunito tutte le sigle sindacali rappresentate dai referenti Sandra Ferrari, segretaria provinciale di Fillea Cgil, Abdelali Et Tahiri della Filca Cisl e Matteo Salvetti segretario Feneal Uil. Tutti uniti per denunciare ancora una volta, e a distanza di otto mesi dall’ultimo picchetto del giugno scorso, che gli accordi presi tra sindacati, Provincia e Consorzio non sarebbero stati rispettati, né dalla giunta di Trento e neppure dalla ditta. Tutto questo in aggiunta ad una situazione lavorativa non ottimale con personale sottodimensionato e con conseguenti ritardi sul cronoprogramma. Ritardi che sarebbero stati ammessi, stando alle parole dei sindacalisti, dalla stessa ditta nel punto sullo stato dei lavori svoltosi a dicembre.
Lavori realizzati solo per il 6%
Secondo le stime sindacali il tunnel sarebbe stato realizzato solamente per il 6 per cento della lunghezza complessiva, mentre per quanto concerne gli altri lavori necessari alla realizzazione della nuova viabilità tra la Vallagarina e l’Alto Garda questi non supererebbero il 30 per cento del programmato. Le preoccupazioni espresse dai sindaci altogardesani nell’ultima Conferenza dei sindaci sembrano quindi confermate.
Niente tesserino da timbrare
«Se si considerano gli accordi pattuiti al tavolo con azienda e Provincia – spiega Salvetti di Feneal Uil – non si è fatto alcunché. La Provincia aveva detto che sarebbe intervenuta sul conteggio delle ore lavorative attraverso un tesserino magnetico da timbrare a inizio e fine turno. Questo non è stato fatto». Ma non è tutto. «Ci viene detto che spesso le ore lavorative superano quelle consentite – sottolinea Ferrari di Fillea Cgil – e non si stanno rispettando i contratti di lavoro nazionali e provinciali e nelle buste paga non è possibile avere un riscontro effettivo di quanto lavorato da ogni singolo operaio». Stando ai sindacati, inoltre, i compensi sarebbero inferiori rispetto alla media anche di 400-500 euro. «Questo non rende il cantiere attrattivo per i nostri lavoratori – spiegano i sindacalisti – la poca manodopera che c’è viene per la maggioranza da regioni del sud Italia con contratti individuali. Lavoratori che sono disposti a tutto per avere una paga».
In cantiere 30 operai su 70
Attualmente ci sarebbero in servizio 30 operai a fronte dei 70 necessari per le dovute turnazioni e per procedere regolarmente con i lavori. «Questo è un cantiere pubblico – chiosa Et Tahiri di Filca Cisl – non dovrebbero essere i sindacati a controllare che tutto fili liscio. Dov’è la Provincia?». Per i sindacalisti gli accordi pattuiti devono essere fatti rispettare al più presto e la Provincia deve intervenire senza utilizzare il cantiere per propaganda politica.
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