14 marzo 2020 – Trentino

Le industrie chiedono garanzie. Scattano gli scioperi

Dal Basso Trentino fino a Cles e Condino sindacati in allarme

TRENTO. I lavoratori delle industrie trentine e i loro rappresentanti si mobilitano per chiedere tutele riguardo al coronavirus. In alcuni stabilimenti del settore metalmeccanico sono già scattati o, in mancanza di sviluppi, scatteranno a breve degli scioperi, mentre dal settore della carta e della comunicazione arriva un appello unitario dai segretari provinciali di categoria. Il messaggio è uguale per tutti: le fabbriche vanno chiuse perché non è possibile garantire le minime condizioni di sicurezza per la prevenzione del contagio. «Qualora le aziende non siano in grado di garantire il rispetto delle regole sanitarie fissate dai decreti governativi – sottolineano Claudia Loro (Slc-Cgil), Lorenzo Pomini (Fistel-Cisl) e Alan Tancredi (Uilcom-Uil) – la migliore cautela possibile è quella di fermare temporaneamente, ma immediatamente, tutte le attività produttive: riteniamo che le aziende debbano prendere in seria considerazione questa eventualità per limitare drasticamente la possibile diffusione del virus ed evitare azioni spontanee di fermata degli impianti. Chiediamo di adottare e mettere a disposizione dei lavoratori, oltre a quanto previsto, anche altre forme organizzative in accordo con la rappresentanza sindacale. In questa situazione di emergenza sanitaria è necessario dare priorità alla salute e sicurezza dei lavoratori, più che all’aspetto economico. Sulla stessa linea le richieste dei metalmeccanici: «In tutto il Trentino – spiega Manuela Terragnolo (Fiom-Cgil) – stiamo partendo con una campagna di scioperi. Già iniziati alla Dana di Rovereto e di Arco, alla Tecnoclima di Pergine e alla Metalsistem di Rovereto, proseguiranno da lunedì anche in altre aziende. In sciopero lunedì per tutte le otto ore i dipendenti dell’Ebara di Cles, e per tutta la settimana i lavoratori della Sapes di Storo e Condino se da lunedì non si procederà al fermo della produzione. se non ci saranno provvedimenti. Bisogna fermare le fabbriche che non fanno produzioni indispensabili, altrimenti non fermeremo il contagio. Anche dove le aziende si sono attivate il rischio c’è, perché ci sono troppe persone in movimento e in poco spazio». M.CASS.

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