24 marzo 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

In 70 mila (privati) ancora al lavoro Sindacati all’attacco

TRENTO. Aperti o chiusi? È la domanda che per tutta la giornata di ieri (ma in parte già da domenica) il mondo delle imprese trentine si è fatta e rifatta dopo il decreto del premier Giuseppe Conte che abbassa le serrande di tutte le attività «non essenziali». Quali sono essenziali? Quali no? Quesiti non facili a cui rispondere, anche perché a rendere ancora più confusa di situazione ci ha pensato lo stesso governo con un salto carpiato che prima ha introdotto nella lista degli “essenziali” alcuni settori produttivi, salvo poi toglierli. Una decisione che in Trentino ha fatto “ballare” circa 10 mila lavoratori, passati in poche ore dal dover tornare in azienda al divano di casa.
Chi chiude e chi no
La maggioranza della produzione si è fermata ieri, ma alcune aziende completano le attività di fermo con domani, termine ultimo. Stop a Dana, nei due stabilimenti di Rovereto e Arco, stop a Ebara e Dalmec di Cles, alle Adige di Levico Terme, a Mahle di Trento, a Pama, Metalsistem, Sandvik e Mariani di Rovereto, alla Sapes, lsa Lincoln e Innova in Giudicarie Famatec etc. Restano aperte le aziende che operano nell’impiantistica (Edison Facility Solution, Siram, Cristoforetti Eneregia ad esempio), quelle della depurazione e i servizi informatici per la pubblica amministrazione (Trentino Digitale e Dexit).
Deve essere assicurato anche il servizio di soccorso stradale dunque aperte le officine, anche se diverse in queste settimane a causa del calo di commesse stanno chiudendo e attivando gli ammortizzatori sociali. Resta aperta anche la Siemens perché si occupa di trasformatori elettrici.
Ci sono da segnalare anche alcuni casi particolari di aziende che dovrebbero chiudere ma la cui attività produttiva (o una prte di essa) è legata a filiere consi-
derate essenziali. È il caso della Coster di Calceranica: l’azienda ha ridotto l’attività tenendo in piedi solo la produzione di prodotti farmaceutici, stop a quelli di profumeria. La Fly di Grigno: il decreto del Governo inserisce anche il comparto aerospaziale tra quello che può proseguire l’attività. Fly è ferma in attesa di chiarimenti dal prefetto.
Tutte le cartiere e aziende grafiche sono aperte. Ad oggi hanno sospeso l’attività solo la Cartiera di Riva del Garda (riaprirà il 25/26 marzo) e quella di Condino (riaprirà ad inizio aprile) per sanificare gli ambienti e per far fronte al calo di commesse. Anche sulla scelta di continuare la produzione in questi stabilimenti trentini Slc Cgil avanza molte perplessità. “Non sono produzioni essenziali”.
Nell’industria alimentare le grosse realtà territoriali continuano la produzione. In alcuni stabilimenti si sta valutando insieme al sindacato di ricorrere ad una riduzione dell’attività e all’attivazione degli ammortizzatori sociali a rotazione su giornate. Anche alcune cantine, tra le maggiori, stanno decidendo in queste ore per sospendere temporaneamente l’attività. Nel comparto ortofrutta e piccoli frutti (circa 1.500 addetti) si lavora, ma nel rispetto delle misure di sicurezza e protezione dal contagio.
Infine il settore chimico e tessile: chiusa la Luxottica e chiusa la G. Armani ad oggi. La situazione è molto eterogenea
Artigiani
I cantieri edili sono chiusi, ma l’interpretazione dell’Associazione artigiani è che gli associati possano lavorare solo in caso di necessità o emergenza sia nelle aziende che resteranno aperte sia tra i privati cittadini. Per capirci: se dovete cambiare i lampadari dovrete aspettare, ma se all’improvviso rimanete al buio potrete chiamare l’elettricista.
I numeri
Secondo una stima della Fim-Cisl, entro domani chiuderà il 60% delle aziende private del Trentino per un totale di 90 mila dipendenti. “Essenziali” circa 6000 imprese per un totale di poco meno di 70 mila dipendenti, salvo chiusure o rimodulazioni decise in autonomia dalle aziende). Realisticamente da domani sarà operativo solo un quarto delle aziende. Anche Confindustria del Trentino ha fatto i propri calcoli e secondo il direttore generale Roberto Busato dal 26 marzo solo il 10% delle circa 650 aziende associate manterrà attiva la produzione.
I sindacati protestano
A difesa dei lavoratori ieri sono scesi in campo compatti i sindacati: «Siamo pronti a sostenere e organizzare la mobilitazione delle lavoratrici e dei lavoratori in tutti quei luoghi di lavoro dove non si rispetta questo principio. La priorità è fermare il contagio e tutelare la salute degli addetti» hanno spiegato i segretari di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. «Già in queste ore le nostre organizzazioni si stanno attivando per verificare settore per settore cosa resta aperto e cosa chiude. Segnaleremo al Commissario del Governo tutte le aziende in cui non si rispettano i contenuti del protocollo».

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