26 marzo 2020 – Corriere del Trentino

Le aziende aperte sono solo il 15%. Ma Roma stringe

TRENTO Impossibile stabilire un numero preciso delle aziende che oggi sono rimaste aperte, anche per Confindustria. La stima è che solo il 15% delle imprese trentine stia continuando a produrre. In attesa che da Roma arrivi la nuova lista di attività considerate essenziali. Nel pomeriggio di ieri, infatti, a Roma, è stata trovata una nuova intesa tra sindacati e Governo che ridurrà ulteriormente le attività considerate essenziali. La nuova lista di attività permesse non è ancora stata pubblicata ufficialmente, ma è trapelata una bozza. Stando a quest’ultima escono dalla lista i codici relativi alla fabbricazione di spago e corde e articoli in gomma, tra cui pneumatici. Viene limitata l’attività dei call center, della fabbricazione di carta e degli imballaggi in legno. Via libera alla fabbricazione di confezioni in vetro per alimenti e alle agenzie di somministrazione. Questa nuova lista, una volta ufficializzata, produrrà una ulteriore stretta.
«Al momento è difficile fare una stima di quante saranno le aziende che da domani rimarranno aperte — specifica il direttore generale di Confindustria Trento Roberto Busato —. In questi giorni ci sono pervenute moltissime richieste di ricorso alla cassa integrazione. In considerazione di questo dato stimiamo che siano moltissime le aziende che opteranno per la chiusura anche tra quelle che avrebbero il diritto di proseguire con l’attività». E tra quante rimarranno aperte, Busato sottolinea che in tante hanno già fatto ricorso allo smart working. «Dove non è possibile, l’attività è stata ridotta in maniera importante».
«La modifica dell’elenco Ateco, che pure non è significativa per quanto riguarda il nostro territorio, esclude una decina di aziende principalmente della gomma e plastica — anticipa il direttore Busato —. Ribadisco che le aziende che stanno proseguendo l’attività lo fanno perché sono fondamentali per garantire le filiere essenziali, alimentare e sanità, cruciali in questo momento, e per questo hanno adottato tutte le precauzioni necessarie a preservare la salute dei lavoratori. Le nostre imprese sono responsabili: teniamo il motore al minimo per tenerlo acceso, perché questo è il modo per salvaguardare anche in prospettiva l’occupazione».
Molto soddisfatti, invece, i sindacati trentini, che esprimono la loro soddisfazione per l’intesa raggiunta a livello nazionale. «Fin dall’inizio anche a livello locale abbiamo chiesto la chiusura di tutte le attività produttive ad eccezione di quelle essenziali. Una richiesta pesante, che né in Trentino né a Roma è stata fatta a cuor leggero. La priorità, però, deve essere la difesa della salute e il contenimento del contagio», commentano i tre segretari generali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti. Le tre confederazioni non hanno, invece, apprezzato i tentennamenti di Palazzo Chigi né della Giunta Fugatti. «Piazza Dante avrebbe dovuto adottare da subito misure più severe, compiendo scelte che meglio si legavano alle realtà produttive del nostro territorio, così come ha fatto l’Emilia Romagna. Anche questo è esercitare l’Autonomia». Le aziende che rimarranno aperte dovranno rispettare le misure di sicurezze previste nel Protocollo firmato il 14 marzo. Inoltre le sigle sindacali dovranno essere coinvolte dal Commissario del Governo nella certificazione delle imprese che svolgono attività essenziali e che quindi continueranno a produrre. «In tutti i posti di lavoro in cui si proseguirà ad operare — assicurano i tre segretari generali — si vigilerà per la stringente applicazione di tutte le misure di protezione individuale».

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