13 maggio 2020 – Trentino, Corriere del Trentino

Materne, sindacati furiosi «Solo ipotesi e promesse»

TRENTO Le idee sono tante, ma in concreto non c’è ancora nulla. «E siamo a metà maggio», spiega Marcella Tomasi, segretaria della Fpl Uil. «Stanno valutando, verificando e vedranno nei prossimi quindici giorni. È incredibile, non c’è nulla di più di quello che sapevano», rincara la dose Stefania Galli della Cisl Scuola del Trentino, dopo due ore di incontro con l’assessore all’istruzione Mirko Bisesti sulla fase 2 per le scuole materne e gli asili nido.
Tutti si aspettavano risposte certe, date e protocolli, ma anche questi ultimi sono ancora in lavorazione.
«Stanno predisponendo un protocollo di sicurezza che andrà al vaglio del tavolo provinciale», continua Tomasi.
Si pensa a luglio, a calendari estivi con l’apertura di alcune scuole dell’infanzia. Ma con quali modalità? Non è ancora chiaro. «Se pensano di aprire nelle zone ad alta intensità turistica mi preoccupa — osserva la segretaria della Fpl Uil — stanno lavorando sulla progettualità e sulle sperimentazioni ma abbiamo chiesto dati tangibili. Non ci sono ancora». I tempi stringono e le pressioni arrivano da più parti. Con lo sgancio del lockdown e il rientro al lavoro delle mamme una soluzione va trovata e al più presto. «Hanno parlato anche di metà giugno — continua Galli (Cisl) — ma non c’è nulla di concreto. Siamo delusi, questo è un brutto segnale, di insicurezza, che viene dato alle famiglie».
Galli attacca Piazza Dante anche sul fronte degli aiuti. «Con una mano dai 600 euro alle famiglie che hanno bisogno e con l’altra togli ore di lavoro ad alcune maestre. Parlano di dare più ore alle supplenti, ma sto ancora aspettando una risposta per quelle insegnanti che da marzo hanni subito la riduzione del contratto per effetto della chiusura delle scuole per il coronavirus, ci sono insegnanti che si sono viste dimezzare lo stipendio. Se mamma Provincia fa la mamma da una parte non può far la matrigna con i suoi».
Poi c’è il nodo degli asili nido, un aiuto fondamentale per le famiglie. Le cooperative sono in fermento. Unico dato positivo: Bisesti ha promesso che in sede di assestamento di bilancio a giugno si discuterà l’aumento di risorse per la scuola dell’infanzia.
E lo stesso Bisesti intanto guarda anche alla scadenza di settembre, quando le scuole dovranno ripartire «di sicuro con modalità nuove». I dettagli, che dovranno comunque aderire alle indicazioni di carattere sanitario che arriveranno dai comitati scientifici nazionali e locali, non sono ancora definiti ma ruotano attorno a tre direttrici: lo spazio, il tempo e il numero di studenti per insegnante o per classe.
Sugli spazi, il presidente del Consorzio dei Comuni Paride Gianmoena ha proposto l’utilizzo delle strutture comunali come le sale civiche, spesso adiacenti alle scuole e già sbarrierate: «Un’idea che raccolgo volentieri — dice Bisesti — su cui mi sono già confrontato con alcuni sindaci e con la stessa giunta del Consiglio delle Autonomie. Questa possibilità dovrà essere vagliata caso per caso, perché le necessità strutturali dovranno essere valutate alla luce delle disposizioni sanitarie. Un’opportunità da considerare soprattutto per le scuole primarie e per le secondarie di primo grado, piuttosto che per i più piccoli». Ma per la questione degli spazi, che dovranno prevedere metrature più grandi per abbassare il rischio di contagio, «ogni realtà è diversa», spiega Bisesti: «Per questo è importante lavorare in stretto contatto con dirigenti scolastici e sindaci. Cosa che stiamo già facendo». L’altro punto da considerare per la riapertura è il tempo: «Il confronto con Trentino Trasporti è già partito, anche per capire l’eventuale necessità di scaglionare l’ingresso degli studenti negli istituti. Questo per quanto riguarda le realtà delle città più grandi. Ma per gestire tempi diversi della fruizione scolastica non si dovrà tener conto solo della logistica ma anche dell’organizzazione interna che è fatta anche di servizi come le mense». I cambiamenti di settembre nel mondo della scuola avranno necessità di un incremento dell’organico: «C’è però una questione economica da considerare — ammette l’assessore — e tutto cambia se i soldi del Patto di garanzia potranno rimanere a Trento. Quel che è certo è la necessità di un investimento maggiore per settembre e per trovare le risorse faremo il possibile». Intanto Bolzano si distingue ancora: la prossima settimana riaprirà le scuole, non per ripartire con le lezioni, ma per un servizio d’emergenza richiesto dai genitori che lavorano. Ma questo ha scatenato la rivolta dei dirigenti: «Troppe incognite».

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