26 maggio 2020 – Trentino

Scuola, ok al concorsone. In Trentino prove in contemporanea al resto d’Italia

Istruzione. Il governo lo ha previsto alla fine dell’estate. A livello nazionale si stima una stabilizzazione di 24 mila docenti
Anche la Uil attacca: «I professori non saranno pronti per settembre»

TRENTO. È servito un vertice notturno fra le forze di governo per arrivare a un accordo sul concorsone straordinario che riguarderà circa 24 mila docenti in tutta Italia. Stiamo parlando di personale precario, in cerca di una stabilizzazione. Il concorso avverrà dopo l’estate e si baserà in sostanza su una prova scritta e non più su un concorso a crocette, come era stato ipotizzato nei giorni scorsi. I posti trentini seguono in realtà una storia a sé, avendo la Provincia la competenza primaria sulla scuola. Ma le notizie di Roma sono seguite a Trento comunque con una particolare attenzione. L’assessore Mirko Bisesti ha infatti già chiarito l’intenzione di fare il concorso locale in contemporanea a quello nazionale: altrimenti si rischierebbe l’esodo dei precari, provenienti da altre zone d’Italia e in arrivo a Trento in cerca della stabilizzazione. Ma anche le modalità del concorso saranno le stesse, per evitare disparità che rischierebbero di dare adito a ricorsi e impugnazioni, con il rischio di un ulteriore allungamento dei tempi.
Già venerdì alcune indicazioni sono state condivise con i sindacati e sono stati loro a chiedere, per questo pomeriggio, un incontro. «Il problema è che i posti a disposizione saranno molti meno rispetto a quelli che ci aspettavamo e di cui ci sarebbe bisogno», spiega Cinzia Mazzacca della Cgil. Le stabilizzazioni non saranno infatti generalizzate, ma si riferiscono ovviamente a particolari classi di concorso: «Chiederemo come è stato fatto questo calcolo, perché a noi non convince: ci saremmo aspettati più posti a disposizione».
In realtà, Trento si trova di riflesso a dover fare i conti anche con quello che succede a livello nazionale. In un primo momento si era ipotizzato che il concorso potesse tenersi già durante l’estate, per permettere ai precari di entrare di ruolo a settembre. «Invece si è deciso di rimandare tutto ancora una volta – spiega Pietro Di Fiore della Uil –. Il risultato è che queste persone non entreranno di ruolo a inizio del prossimo anno scolastico».
Il problema dei precari – che si riflette poi nel rischio di un’incertezza della continuità didattica – è da tempo una costante nel mondo della scuola. Ma sta diventando ancora più urgente in questo contesto, dato che si somma alle incertezze dell’epidemia e ai dubbi che ancora si legano alla ripartenza.
La questione è tanto delicata che nei giorni scorsi si è rischiata una crisi, con la ministra Lucia Azzolina che aveva minacciato le dimissioni. Un’eventualità scongiurata con un lungo incontro fra le forze di maggioranza, conclusosi solo nella tarda notte di ieri. A fare da mediatore il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha proposto una prova «dopo l’estate, in forma scritta, con la consegna di un elaborato». «Per ora sappiamo praticamente solo questo, non ci sono altri dettagli e siamo in attesa di maggiori conferme per esprimere un’opinione – spiega Mazzacca –. Da quello che ho capito si è raggiunto un compromesso: ma il problema della copertura degli organici non è ancora scongiurato». Di Fiore è ancora più netto: «L’accordo è stato fra le forze di governo e non coinvolge al momento i sindacati. Noi avevamo chiesto che la valutazione si facesse per titoli di servizio e culturali, in modo da arrivare alla stabilizzazione a settembre. Non ci sembra giusto sottoporre a una prova scritta i colleghi che lavorano già da anni: cosa hanno da dimostrare ancora?».
Ma questo è appunto il fronte nazionale, pur con i suoi riflessi locali. Questo pomeriggio a Trento le questioni sul tavolo saranno altre. I sindacati chiederanno alla Provincia un aumento dei posti a disposizione e delle classi di concorso interessate. «Abbiamo persone che già lavorano e quindi occupano un posto che esiste. Solo che aspettano di passare da un contratto precario a uno stabile – conclude Di Fiore –. Questa stabilizzazione deve arrivare: per il bene dei lavoratori, ma anche dei nostri studenti». Un esempio? Nelle prime ipotesi, dicono i sindacati, mancherebbe all’appello un concorso per i docenti di danza del liceo coreutico. Forse è un settore di nicchia, ma è da tenere in considerazione.
Insomma, in attesa di capire come evolverà la situazione sanitaria e come verrà strutturato il (difficile) ritorno in classe di settembre, per la scuola trentina le questioni aperte sono ancora tante, a cominciare proprio dal numero dei docenti che i sindacati vorrebbero aumentare per far fronte alla riorganizzazione.

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