05 giugno 2020 – Corriere del Trentino
Mobilità, turismo, lavoro: il futuro post-Covid è green
TRENTO Mobilità, turismo, rigenerazione urbana. Se è vero che il momento della ricostruzione dopo l’impatto della pandemia può offrire l’opportunità di dar vita a una ripresa che tenga conto della sostenibilità, è su questi filoni che l’azione si potrebbe orientare in Trentino, ma anche Alto Adige.
Ne sono convinti Beppo Toffolon, architetto, presidente della sezione trentina di Italia Nostra, per il quale l’epidemia ha messo in evidenza la necessità di «abbandonare l’idea della città diffusa, diseconomica e insostenibile» e Andreas Riedl, direttore del Dachverband, la Federazione dei protezionisti sudtirolesi, che invita a «ripensare il modello odierno di turismo “mordi e fuggi”».
La lotta contro le conseguenze del coronavirus si intreccia dunque a quella contro la crisi climatica. E oggi, in occasione della giornata mondiale dell’ambiente, il Corriere della sera — ma anche il Corriere del Trentino e il Corriere dell’Alto Adige — si colorano di verde.
Da più parti si sostiene che un buon punto di partenza per bilanciare la necessità di ricomporre la prosperità nelle nostre società, permettere alle persone di tornare al lavoro e affrontare le questioni ambientali, sia investire nella sostenibilità. Secondo Toffolon questo significa anche riflettere sull’urbanistica: «Sono certamente diversi e molteplici i fattori che hanno influito sulla diffusione del coronavirus, però i dati, non solo trentini ma globali, ci dicono che nei centri con maggiore densità di popolazione il contagio è stato minore — osserva — questo dovrebbe mettere fine ai pregiudizi e alle ostilità più o meno inconsapevoli che circondano la città tradizionale, densa, compatta, fatta di strade, piazze, isolati dove peraltro si circola a piedi più facilmente che nelle periferie: questo, nel momento in cui il trasporto pubblico per ovvie ragioni rischia di entrare in crisi, è un ulteriore elemento su cui riflettere. Uno dei grandi vantaggi della città compatta è che si possono usare i piedi e la bicicletta».
Trento invece ha perseguito — «Errore tragico degli anni Sessanta» — la dispersione urbana, la città diffusa: «Un modello che non funziona da molti punti di vista — spiega l’architetto — consumo di suolo, costi, qualità dei servizi e aggiungerei insalubrità in caso di eventi epidemici». Cambiare paradigma è complesso, anche nel lungo periodo, ma «la gerarchia insediativa, la densificazione delle zone residenziali, la concentrazione dei servizi, in particolare di quelli di vasta area, sono le politiche da perseguire». Un ragionamento che coinvolge anche il trasporto pubblico, «strutturalmente inadeguato in un sistema disperso»: «Dovremo cominciare a fare i conti con l’inevitabilità di ripensare il trasporto con il mezzo proprio, con automobili che si spera saranno a minore impatto ambientale di quelle di oggi».
Ma «costruire strade», come prevede il Piano di gestione per il 2020 della Provincia (approvato dalla giunta nei giorni scorsi) con gli interventi per traghettare il Trentino fuori dalla pandemia, è secondo Toffolon «il modo meno intelligente di investire risorse. Soprattutto se per opere inutili come la Valdastico». Sulla stessa lunghezza d’onda anche i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, che chiedono di puntare «all’ammodernamento delle infrastrutture in chiave green e a investire sulla medicina del territorio e di prevenzione e su reti telematiche per favorire lo sviluppo della telemedicina».
La mobilità, inevitabilmente legata, sul territorio, al turismo, è un tema chiave anche per Andreas Riedl: «Basare la ripartenza sulle stesse idee e logiche pre-crisi sarebbe la cosa più sbagliata da fare — sostiene il direttore del Dachverband — dopo il coronavirus il turismo non sarà più quello che è stato fino a oggi: la pandemia potrebbe essere l’occasione per ripensare il modello “mordi e fuggi”, questo turismo di massa che intasa di traffico le strade delle vallate e dei passi dolomitici». Tema, questo, che da tempo accende gli animi a livello regionale.
«La forza dell’Alto Adige non sta negli alberghi con 200 posti letto ma nelle piccole strutture ricettive — aggiunge Riedl — il turismo è una parte fondamentale della nostra economia, è importante che sia solido ma anche sostenibile». Ma non è solo la mobilità connessa al turismo a poter essere ripensata: «Anche quella quotidiana degli altoatesini grazie allo smart working potrebbe migliorare — sostiene Riedl — se un giorno a settimana si lavorasse da casa gli spostamenti necessari si ridurrebbero del 20%, una percentuale molto significativa». Fra l’altro, secondo quanto riportato dalla segreteria regionale della Flp, pur con i dipendenti pubblici di Trento e Bolzano obbligati al lavoro agile da tre mesi «la produttività degli uffici è stata sempre mantenuta alta, senza alcun rallentamento della macchina amministrativa». Anche la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni dunque, come sostengono i sindacati, «evitando ai cittadini code chilometriche davanti agli uffici, con i relativi risparmi di tempo e di costi dovuti a un minor traffico automobilistico garantirebbe un notevole contributo alla salvaguardia dell’ambiente».
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