23 settembre 2020 – Trentino

Sicor, «tregua armata» ma le tensioni restano

Domani le elezioni della nuova Rsu. Si attende il cambio della guardia per decidere la linea Intanto dalla Provincia nessuna risposta alla richiesta dei sindacati di un tavolo con l’azienda

ROVERETO. È tregua armata alla Sicor. Domani in azienda si svolgono le elezioni per il rinnovo della rappresentanza sindacale unitaria (Rsu), ormai scaduta. In lizza, in uno stabilimento al momento rappresentato da tre esponenti Fiom, ci sono cinque candidati Fiom e due della Fim. Fino a quando non si insedierà la nuova Rsu nessuno azzarda previsioni sulla linea da seguire nella durissima vertenza con l’azienda, che ha cancellato con un colpo di spugna gli accordi integrativi. Una scelta unilaterale che a ogni dipendente costa in media 3 mila euro l’anno. I tentativi del sindacato di coinvolgere la politica non hanno finora sortito grandi effetti: dal sindaco Francesco Valduga, che pure ha usato parole dure con la dirigenza Sicor («Padroni che offendono il bagaglio storico di Rovereto» ha commentato quando non si sono presentati all’incontro con lui e i rappresentanti sindacali), ha incassato un generico impegno a monitorare la situazione (non avendo in effetti la giunta comunale competenze in materia di lavoro). La Provincia, tramite l’assessore Achille Spinelli, spiega di non avere leve per costringere l’azienda a trattare, e per Confindustria quella di Sicor di non coinvolgere parti terze è «una precisa scelta aziendale» nella quale non intende entrare, a meno che l’azienda stessa non lo richieda. E a due settimane dalla lettera inviata da Fiom, Fim e Uilm, che chiedono alla Provincia di aprire un tavolo con per entrare nel merito di quello che riguarda la situazione generale dell’industria del Trentino, a partire dal “caso Sicor”, non è ancora arrivata alcuna risposta. «Siamo di fronte a un’azienda che, sebbene sia sana, faccia utili e assuma personale, lavorando a pieno ritmo anche con interinali ore straordinarie, da un giorno all’altro disdice gli accordi integrativi» evidenzia Aura Caraba (Fiom Cgil), che insiste: «Nella sintonia dei rapporti che ci sono sempre stati tra sindacato e aziende e territorio – un territorio accogliente per le aziende – un precedente come questo diventa un problema. Se si va a impoverire i lavoratori di oltre una mensilità l’anno, il peso della perdita e in generale viene caricata sulle spalle della Provincia stessa. Per questi lavoratori l’indice Icef si abbasserà, al calo della retribuzione. E i costi sociali andranno comunque a impattare sul territorio, un territorio che ha accolto l’azienda e che nel passato le ha permesso di svilupparsi. È un modello di comportamento che va a incidere sull’equilibrio generale, perché a fronte dei tagli non c’è certezza sulla salvaguardia dei posti di lavoro. Sicor dice che è “un sacrificio di tutti per salvare molti”. E intanto ci sono altre aziende che ci chiamano per farsi spiegare la situazione in Sicor, vogliono sapere cosa sta accadendo perché avvertono i pericoli del precedente che si va a creare, se si permette che un’azienda non rispetti gli accordi presi»

Scarica il pdf: Sicor ART 230920