30 gennaio 2021 – Corriere del Trentino
Un albergatore su cinque pensa di non aprire «Senza sci come si fa?»
Il mondo del turismo trentino esige conferme. Se al 15 febbraio gli impianti sciistici apriranno davvero, albergatori e esercenti funiviari lo vogliono sapere con certezza almeno una settimana prima. «È il tempo minimo per riuscire a preparare l’apertura» dicono all’unisono Valeria Ghezzi, presidente degli impiantisti italiani, e Gianni Battaiola, presidente degli albergatori trentini, preoccupati che anche questa apertura verrà rinnegata dal governo. Ed entrambi sollevano un’altra questione: il libero spostamento tra regioni gialle. Come stato ripetuto più volte in questi mesi, gli operatori della nostra Provincia non possono lavorare con la sola popolazione residente, al contrario di quelli lombardi e veneti.
«Bene che dal confronto tra conferenza Stato-Regioni e Cts sia uscito un protocollo pressoché definitivo, è un passaggio fondamentale per pensare di partire» afferma la presidente Ghezzi. «Da parte nostra possiamo dire che, con un certo rammarico, non avremo alcun problema a gestire l’afflusso di persone, dato che senza stranieri e in un momento così tardo della stagione non sarà altissimo. Fondamentale però la circolazione tra regioni, soprattutto per il Trentino e anche per il resto dell’arco alpino». A proposito di Alpi, sembrerebbe che gli impianti possano rimanere aperti anche nelle regioni arancioni, vale a dire ad oggi quasi tutto il nord Italia. Scettica però Ghezzi: «Per ora mi sembra un po’ una cosa buttata lì. In zona arancione non si può uscire dal proprio comune, quindi vorrei capire cosa serve avere gli impianti aperti se la gente non ci può andare, a parte i pochi residenti nei comuni di montagna. Cambieranno le regole? Andare a sciare o muoversi per turismo diventerà spostamento legittimo? Serve più chiarezza anche su questo».
Preoccupazioni simili sono esposte dal presidente Battaiola, che non vuole parlare di stagione da salvare: «Senza stranieri e con le festività ormai perse, compreso carnevale, la stagione ormai è quasi finita. Aprire vorrebbe dire più che altro dare un segnale, far ripartire un minimo le cose, accogliere gli ospiti più legati al Trentino che sperano ancora di venirci a trovare. Abbiamo fatto un sondaggio, un albergatore su cinque non aprirà più quest’anno, mentre il 66% è sicuro di aprire il 15 febbraio a due condizioni: ripartenza degli impianti di risalita e apertura delle regioni, per noi fondamentale. E poi ripartire a metà febbraio ci permetterebbe di dare un po’ di lavoro agli stagionali che purtroppo sono rimasti a casa con pochissime tutele». Tutele che, hanno denunciato ieri in un comunicato unitario i principali sindacati, sembrano essere rimaste bloccate nelle casse della Provincia per problemi burocratici. «Incomprensibile la reticenza con cui la Provincia di Trento sta gestendo il sostegno agli stagionali» scrivono Cgil, Cisl e Uil. «Ci sono 13 milioni di euro stanziati da Piazza Dante per l’integrazione all’assegno. Ma nulla si è ancora mosso». Il problema paiono essere i criteri per ricevere l’assegno unico. «Per ottenere l’assegno dovrebbero scivolare in una condizione di povertà. Ma l’intento di una misura di sostegno, soprattutto in un momento di crisi, deve essere quella intervenire prima» concludono i sindacati.
Un rischio ulteriore, avvisa Battaiola, è che quei lavoratori si siano ormai riciclati in altre occupazioni e non siano più disponibili a rientrare in alberghi e ristoranti per l’ultima parte della stagione. «Si tratta di manodopera assai qualificata che non sarebbe per nulla facile sostituire». Una paura simile c’era per i maestri di sci. Si temeva se ne andassero a insegnare oltre confine, in cerca di piste aperte. «Siamo ancora tutti qua» rassicura Mario Panizza, presidente dei maestri trentini. «Anche se non nascondo è stato un periodo difficile, a marzo saremo fermi da un anno. Spero che questa apertura, durante la quale non lavoreremo comunque come gli altri anni, non diventi motivo per evitare ristori e aiuti di cui il settore ha estremo bisogno».
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