18 marzo 2021 – Corriere del Trentino

Il garante dei minori «Riaprire le scuole» Figli di sanitari e militari, negli asili 1.500 bimbi

TRENTO Riaprire le scuole, tutte, subito. Il messaggio del Garante dei diritti dei minori Fabio Biasi, è netto e inequivocabile. Perché la loro chiusura «causa profonde ferite nei confronti di più generazioni». Senza contare le disparità che si verificano nelle maglie delle norme dei divieti, con 1.500 bimbi figli di sanitari o militari che possono frequentare le materne cui vanno aggiunti tutti i ragazzi delle superiori che partecipano ai laboratori. Alcuni stiracchiati per i sindacati, come quelli di greco o italiano, tutti legittimi per l’assessore Mirko Bisesti: «Mi batto per una scuola in presenza» dice.

La lettera
Il Garante Biasi definisce infatti lodevole e apprezzabile l’impegno della Provincia di aver resistito fino al 12 marzo alla chiusura. Ma chiede un po’ più di coraggio, denunciando come «discutibili» i nuovi parametri di misurazione dell’incidenza dei contagi che hanno decretato la chiusura e stigmatizzando la decisione del governatore Maurizio Fugatti di piegarsi al volere di Roma per «non trascinare la Provincia in contenziosi con il governo centrale. È — si chiede Biasi — una scelta proporzionale nel raffronto con la situazione? È lecito chiedere a chi governa di non limitarsi a un rassegnato allargamento di braccia, con i richiamo a poteri superiori? È lecito chiedere che una riapertura delle scuole si possa ispirare a una visione più ampia della didattica, prevedendo ad esempio la fruizione dei bellissimi spazi aperti di cui è assai ricco il nostro territorio?». Biasi scomoda Piero Calamandrei, uno dei padri costituenti, per dar forza alla sua lettera, inviata alle autorità politiche e sanitarie provinciali ma anche al premier e ai ministri competenti, ricordando la definizione che lui diede di scuola nel 1950, ossia «un organo costituzionale». Per questo secondo Biasi la sua chiusura anche se dettata dalla sicurezza sanitaria, «è un sopruso, perché impedisce il libero formarsi della personalità dei bambini e ragazzi. La chiusura delle scuole, avvenuta nel marzo 2020, ha causato e sta causando profonde ferite di più generazioni, ha acuito le ingiustizie sociali e messo in serissima difficoltà le famigli. A distanza di un anno non è ulteriormente tollerabile». Di qui la sua richiesta alla giunta per un «ripensamento radicale rispetto alle scelte adottate, con l’immediata revoca dei provvedimenti di chiusura delle scuole di ogni ordine e grado sul territorio provinciale».

Asili e laboratori
Intanto si vedono gli effetti delle deroghe introdotte dalla giunta, ossia l’apertura di nidi e materne per i bimbi con bisogni educativi speciali e figli di lavoratori del comparto sanità e forze armate. Quelli che da martedì hanno ripreso a varcare i cancelli delle materne sono circa 500 tra le scuole provinciali e 673 (numero ancora ufficioso) in quelle gestite dalla Federazione provinciale delle scuole materne cui vanno aggiunti 300-400 nei nidi. Altre deroghe, per ora, non sono previste, spiega Bisesti «seppure le abbiamo chieste».

Eppure molte famiglie hanno contestato questa scelta per la sua natura discriminatoria, così come in molti stanno contestando, guidati dai sindacati, la scelta di alcune scuole di interpretare in modo «allegro» la norma sui laboratori, che possono essere svolti in presenza. «Noi — spiega Pietro Di Fiore, Uil scuola — non siamo per le scuole chiuse. Ma se devono esserlo è meglio che ciò valga per tutti (o quasi) e per un periodo il più limitato possibile. Alcuni istituti si attengono in modo scrupoloso alla norma che dice di fare in presenza solo le attività indifferibili, altri fanno una laboratorialità estesa, con laboratori di italiano o filosofia». Creando differenze tra studenti. «Finiamo per mettere in sofferenza la primaria e mandare i ragazzi di 17 anni» conclude. L’assessore Mirko Bisesti però è sereno: «Io non credo che ci siano scuole che propongono laboratori fittizi». Ma il laboratorio di greco qualche dubbio lo pone: «Le scuole e i dirigenti godono di autonomia, io sono per la scuola in presenza».

Intanto i sindacati tornano a denunciare i danni delle chiusure sulle donne: «Dovrebbe essere chiaro a tutti — scrivono in una nota i segretari delle funzioni pubbliche di Cgil, Cisl e Uil Luigi Diaspro, Giuseppe Pallanch e Marcella Tomasi — che saranno proprio le donne, dopo il primo lockown, a pagare ancora una volta le conseguenze di questa misura. È inammissibile che a oltre un anno dall’inizio della pandemia non si siano trovate soluzioni a questo problema enorme».

 

Scarica il pdf: minori ART 180321 2 (1)