08 luglio 2021 – l’Adige
Almeno 3mila famiglie trentine interessate all’assegno universale
È partito con l’inizio del mese di luglio il nuovo assegno universale per le famiglie.
In questa fase, cioè da qui fino alla fine dell’anno, si tratta di una misura ponte che riguarda solo le famiglie con figli di lavoratori autonomi o disoccupati; in sostanza chi già non percepisce gli assegni familiari.
È previsto anche un limite di reddito annuo pari ad un Isee di 50mila euro. In Trentino la platea interessata è tra i 3mila e i 5mila nuclei.
L’importo massimo mensile sarà di 167,5 euro al mese per figlio.
«Si tratta di una misura sicuramente positiva che va nella direzione di sostenere le famiglie e la natalità oltre che di riordinare il sistema dei sostegni nazionali ai nuclei familiari. Peccato che nella nostra provincia si rischia, almeno in parte, di far pagare questo assegno con i soldi dei contribuenti trentini», spiegano i tre segretari provinciali di Cgil Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti.
Il nodo è la non complementarietà tra assegno unico provinciale e misura statale. Un problema che si pone non solo per questi sei mesi, ma anche dal 1° gennaio del 2022 quando l’assegno universale sarà esteso a tutte le famiglie con figli.
In pratica, autonomi e disoccupati che in Trentino beneficiano già oggi dell’assegno unico provinciale riceveranno sì il nuovo sostegno statale alle famiglie con figli ma in misura ridotta, a parità di condizione economica, rispetto alle altre famiglie italiane.
Questo solo perché le provvidenze di Piazza Dante non sono considerate integrative della misura statale e dunque influiscono in termini di reddito sul calcolo dell’Isee, facendo aumentare l’indicatore della condizione economica e quindi riducendo l’importo per le famiglie trentine.
«Se la Provincia non farà pressing sul Governo e se lo stesso meccanismo diventerà strutturale dal primo gennaio, a rimetterci saranno tutti i 32 mila trentini che oggi usufruiscono nell’assegno provinciale oltre che le casse di Piazza Dante. Ci auguriamo dunque che si recuperi il tempo perduto e si avvii un confronto serrato con Roma fin dalla conversione in legge del
decreto che ha introdotto l’assegno ponte per disoccupati e autonomi», insistono Grosselli, Bezzi e Alotti.
E Grosselli prosegue: «Giova ripetere che per la prima volta nella storia dalle 3 alle 5mila famiglie trentine riceveranno un bonus significativo dallo Stato. E la Provincia è pienamente consapevole del “nodo” che potrebbe venirsi a creare, e per quel che ne sappiamo sta lavorando per
provare a scioglierlo. Noi, come sindacati, suggeriamo di guardare al precedente, perché esiste un precedente ed è quello del reddito di cittadinanza. Nel decreto che lo ha istituito, infatti, è stata inserita una postilla che dice che gli interventi statali devono raccordarsi con quelli delle province autonome di Trento e Bolzano. Quindi il sostegno contro la povertà messo in campo dalla Provincia non viene calcolato per definire la condizione economica quando fai la domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. Il meccanismo, dunque, funziona così: lo Stato mi aiuta nella misura in cui aiuta tutti quelli nella mia condizione, e la Provincia aggiunge la parte che ritiene congrua. E la Provincia, così, risparmia. In conclusione noi diciamo che bisogna istituire una norma di raccordo che valga in tutti questi casi».
Scarica il pdf: ADIGE welfare ART 080721
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