26 agosto 2021 – l’Adige
Riforma bocciata, ma avanti a oltranza. I PENSIONATI: «Servono più medici» «In crisi la domiciliarità delle cure»
La Quarta Commissione ha ieri mattina bocciato in maniera inequivocabile la proposta della Giunta sulla riorganizzazione del’Apss, l’Azienda provinciale per i servizi sanitari, un comparto che vede 9mila dipendenti e che viene sostenuta con un miliardo e 200 milioni di euro, ovvero un quarto del bilancio provinciale.
La bocciatura è stata trasversale, con ben sei commissari su sette che si sono detti contrari e che hanno chiesto una sospensione del provvedimento: Claudio Cia, Katia Rossato e Alessia Ambrosi di Fratelli d’Italia, Paola Demagri del Patt, Paolo Zanella di Futura, Luca Zeni del Pd (il voto è stato poi formalizzato in cinque a uno perché al momento della votazione ad Alessia Ambrosi, collegata in remoto, è caduta la linea). Unica favorevole alla nuova sanità targata Lega, la commissaria Mara Dalzocchio, che ha più volte ribadito quanto questa riorganizzazione «va incontro alle esigenze del territorio» e «va verso una sburocratizzazione», «superando la situazione precedente che aveva complicato le cose».
La richiesta di sospensione firmata dai sei, è stata comunque rimandata al mittente dall’assessora Stefania Segnana, secondo cui «non è assolutamente fattibile, e la mozione andrà in consiglio venerdì». Dove, con tutta probabilità, verrà approvata e diventerà legge.
Un bell’ingarbugliamento, che vede schierati da una parte la giunta ed il documento che riscriverà la sanità trentina nei prossimi anni «nel segno della discontinuità», e dall’altra le minoranze, gli alleati politici Fratelli d’Italia, i sindacati, gli ordini professionali legati al mondo della sanità, la Consulta. Il motivo per cui se ne parla in questi giorni è presto detto: «Entro il 31 agosto -spiega Segnana -scade la sperimentazione del modello organizzativo introdotto nel 2016, decaduto il quale si aprirebbe un vuoto nell’intero sistema, con tutti i problemi del caso». «Non ci sarebbe stato alcun problema -ricorda Zanella -a fare una proroga, come è accaduto in altri casi, piuttosto che decidere in fretta e senza ascoltare i sanitari». Un altro elemento da sottolineare è l’eccezionalità della situazione: il caso di mozione che va comunque in consiglio e che quindi diventa legge, su un tema fondativo, con una così larga opposizione, è davvero estremamente raro nella storia degli ultimi vent’anni della nostra Provincia. Certo, il parere della Commissione consiliare non è vincolante, ma il dato politico resta.
Parola quindi ai vertici sanitari: per il direttore dell’Apss Antonio Ferro è importante «non buttare il bambino con l’acqua sporca», e ha ricordato «il coinvolgimento di 400 interlocutori». Tra i tanti temi affrontati, il funzionamento a grandi linee di: dipartimento della prevenzione, responsabili di area, politica del personale, medicina di famiglia, ambiti e reti, scuola di Medicina, il tutto «per trovare le soluzioni più adatte ai bisogni».
Per il direttore del Servizio ospedaliero provinciale Pierpaolo Benetollo, qusta riforma punta sull’ospedale policentrico, «che significa unificare, concentrare la casistica con un coordinamento forte delle attività e degli interventi chirurgici minori ma comunque importanti». Insomma, «ospedale policentrico significa che per ogni patologia rilevante vi dev’essere un centro per l’erogazione di servizi», così da «fare in modo che ciascun ospedale sia riconoscibile da tutti come un centro che ha delle eccellenze.
A parte Dalzocchio, tutti i commissari hanno espresso serie perplessità sia sul testo della riforma, che sulla discussione fatta «a giochi fatti». Hanno inoltre rimarcato che di tutto quanto Ferro e Benetollo hanno portato alla luce non vi è traccia «nelle dieci paginette della mozione». Al che Segnana ha risposto che «a questa delibera seguirà un regolamento» e sarà in quella sede che si potranno recepire gli elementi segnalati dai consiglieri».
Ma quando, in chiusura di discussione, Ferro ha chiesto «un atto di fiducia», Cia ha risposto di avere «molta fiducia sia in lui, che nella giunta, ma che non può averla in un testo simile»: «Se lo votassi -ha ribadito -perderei la mia credibilità.
Per Zanella si tratta invece di «un’occasione persa», anzi, «una presa in giro»: «L’ospedale policentrico c’è già -precisa -con il S. Chiara per i casi più critici, e i centri minori come Arco, Borgo e Cavalese specializzati in campi specifici». Demagri rimarca che «la delibera è un atto politico, mentre il regolamento no: non ci sono garanzie che uno segua l’altro». Tanti i punti critici anche per Zeni, dal numero di distretti alla «mistificazione politica» nel nome della «discontinuità.
Netta posizione contraria anche dei segretari generali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti: «Questo è un provvedimento che rischia di scontentare tutti»
I PENSIONATI: «Servono più medici» «In crisi la domiciliarità delle cure»
Critiche alla riforma arrivano anche dai pensionati: per Spi, Fnp e Uilp, i sindacati di categoria di Cgil, Cisl e Uil, «serve maggiore confronto e serve avviare concretamente lo Spazio Argento». «La riforma sanitaria delineata dalla Giunta -sostengono i segretari Ruggero Purin, Tamara Lambiase e Claudio Lucchini -è eccessivamente vaga. Ad oggi mancano risposte sufficienti sul piano della medicina territoriale, la nuova organizzazione appare sbilanciata sui presidi ospedalieri e c’è poco sulle cure domiciliari. Sembrano assenti anche innovazioni sufficienti sul tema della prevenzione e della gestione dei cronicismi soprattutto per la popolazione anziana, destinata a crescere nei prossimi anni».
I sindacati lamentano una mancanza di confronto, la scarsa chiarezza sulle risorse economiche e la carenza di medici di medicina generale, ed di infermieri. «La Giunta ha avuto troppa fretta e ha consentito uno scarso confronto su un tema che è invece cruciale per il benessere della nostra comunità. La pandemia ha dimostrato, in modo drammatico, quanto sia importante avere un servizio sanitario capillare e cure domiciliari», aggiungono i segretari.
Altro tema che sta a cuore i pensionati è il taglio dell’esenzione dell’addizionale regionale Irpef. «Non si può far quadrare i conti pubblici alzando le tasse alle persone che hanno redditi già bassi», rimarcano. Ed è allarme per lo Spazio Argento, in scadenza il 30 settembre a Trento, Primiero e Giudicarie. «Non ci sarà nessuna proroga e, ad oggi, non si sa che modello verrà messo a regime; né nei territori che hanno ospitato la nuova organizzazione né su tutto il Trentino. Questa situazione di totale incertezza danneggia le persone più fragili e le loro famiglie».
Scarica il pdf: ADIGE riforma sanita ART 260821
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