26 agosto 2021 –  Trentino

Riforma della sanità in Trentino, anche i sindacati all’attacco: scelte vaghe e rispose insufficienti

Per Cgil, Cisl e Uil viene indebolita la medicina territoriale. Dura anche la posizione dell’Ordine regionale degli assistenti sociali: «Continuare a considerare la salute solo una questione sanitaria, senza tenerne presenti gli aspetti sociali, è miope e decisamente poco lungimirante»

TRENTO. “La riforma sanitaria delineata dalla Giunta è eccessivamente vaga. Ad oggi mancano risposte sufficienti sul piano della medicina territoriale, la nuova organizzazione appare sbilanciata sui presidi ospedalieri e c’è poco sulle cure domiciliari. Sembrano assenti anche innovazioni sufficienti sul tema della prevenzione e della gestione dei cronicismi soprattutto per la popolazione anziana”. Lo affermano i segretari generali dei sindacati dei pensionati e delle pensionate di Cgil, Cisl e Uil, Spi, Fnp e Uilp. Per Ruggero Purin, Tamara Lambiase e Claudio Lucchini. “L’esecutivo si è dimostrato indisponibile a costruire un confronto concreto al fine di migliorare la situazione sociosanitaria. La conferma arriva anche oggi con il parere negativo espresso dalla IV Commissione”.
C’è anche – affermano i sindacati – scarsa chiarezza sulle risorse economiche. E proprio sul tema delle risorse che Spi, Fnp e Uilp puntano il dito contro la scelta, operativa da gennaio 2021, di tagliare l’esenzione dell’addizionale regionale Irpef ai redditi tra i 15mila e i 20mila euro: “Queste risorse devono essere investite in ambito socio-sanitario. A cominciare dall’avvio compiuto della riforma del welfare anziani, bloccata nel limbo da ormai troppo tempo”.
Nel dibattito sulla riorganizzazione della sanità trentina interviene anche l’Ordine regionale degli assistenti sociali, escluso dalle consultazioni che si sono tenute in questi giorni sul tema: «Continuare a considerare la salute solo una questione sanitaria, senza tenerne presenti gli aspetti sociali, è miope e decisamente poco lungimirante» sottolinea la presidente Angela Rosignoli. Escludere il sociale significa non sentire la voce di chi si deve occupare di un parente anziano che viene dimesso dall’ospedale e non sa come muoversi, di chi è solo senza alcuna rete di sostegno e non conosce i propri diritti, di chi è più fragile e ha ancor più bisogno di essere tutelato. Senza una visione più ampia e integrata si rischia di mettere in crisi le reti familiari e sociali: non basta avere competenze sanitarie e una «sensibilità» sociale, che pur molti sanitari possiedono, per occuparsi di questi aspetti delicati e complessi.
«Essere capaci non basta, occorrono le conoscenze – aggiunge Rosignoli – l’assistente sociale riesce a intervenire in tutte quelle questioni che diventano dirimenti nel momento in cui i sanitari hanno curato la malattia, ma non il malato, la persona con i suoi bisogni. Intendiamo dire che non c’è salute senza la cura delle relazioni e la pandemia si sta rivelando la cartina al tornasole di tutto questo». Quella che si vuole cambiare con la riforma è la legge 16 del 2010, che aveva nelle premesse l’idea di «integrazione sia a livello programmatico che di gestione delle politiche e delle azioni sociali e sanitarie» e promuoveva «un sistema organizzato in maniera integrata che non ponesse solo i presupposti per una risposta a bisogni sempre più complessi, ma consentisse anche di evidenziare una componente più nascosta della “prestazione socio-sanitaria” che è la “relazione socio-sanitaria”». «Belle premesse, ma che poi nella realtà si traducono ad esempio in due assistenti sociali a fronte dei 750 posti letto dell’ospedale Santa Chiara – commenta Rosignoli – oppure nelle cosiddette “dimissioni protette” non entrate purtroppo nella prassi operativa e nelle logiche di gestione integrate del servizio sanitario e dei servizi sociali. Questa riforma poteva essere l’occasione per riconoscere la necessità di interventi che si occupino di persone e del loro diritto alla salute coerentemente con le risorse messe a disposizione. Ma invece nasce zoppa di quel benessere sociale e psicologico che quando si parla di salute dovrebbe stare al passo con il benessere fisico». Senza dimenticare, infine, che il ruolo socio sanitario per gli assistenti sociali è legge: lo ha sancito l’approvazione definitiva del Decreto Sostegni Bis alla fine di luglio.

 

Scarica il pdf: riforma sanita ART 260821