26 settembre 2021 – l’Adige
«Buste paga che offendono i lavoratori». Indennità, insorti i sindacati
«Queste buste paga offendono pensionati e anziani». Dopo aver letto a quanto ammonta, in media, la busta paga di agosto di un consigliere provinciale i sindacati trentini insorgono. Gli aumenti Istat, con la recentissima liquidazione degli arretrati, li indignano sia nel merito, perché le cifre sono ritenute incongrue abbastanza da trasformarsi in privilegi, sia nel metodo. O meglio, nei tempi: per molti lavoratori la pandemia, con la crisi economica che ne è derivata, è un tunnel di cui non si vede ancora la fine. E in questa situazione vedere che i costi della politica aumentano ha il sapore dello schiaffo. Da qui la presa di posizione netta. Meno tranchant il presidente di Confindustria Fausto Manzana, che tuttavia evidenzia come i costi della politica dovrebbero essere valutati, rispetto all’impegno e alla capacità di risolvere i problemi.
Il tema è quello che scalda la politica da qualche tempo: gli arretrati Istat, accantonati dal 2014, sono stati sbloccati da un emendamento al bilancio presentato dalla Svp e approvato con i soli voti di quel partito e della Lega. Era luglio. All’epoca il dibattito si era infiammato, ora tuttavia è il momento in cui si vedono i risultati di quel voto: sulla busta paga di agosto sono stati liquidati gli arretrati. Col risultato che il consigliere Filippo Degasperi ha pubblicato una foto della busta paga: quasi 17 mila euro netti. E non è stato nemmeno il più ricco: qualcuno ha toccato quota 20 mila.
Parlano di offesa ai lavoratori i sindacati: «Le cifre parlano chiaro: non solo sono somme fuori dalla realtà per la totalità dei lavoratori dipendenti e dei pensionati, ma sgombrano il campo da ogni ipocrita difesa di un provvedimento che per quanto ci riguarda resta inaccettabile e sconcertante. Tra l’altro è ancora più inaccettabile se si pensa che ai consiglieri provinciali vengono dati gli arretrati, mente i lavoratori pubblici sono gli unici in tutt’Italia a non avere nemmeno uno stanziamento per il loro rinnovo contrattuale». Queste le parole di Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil): «Qui però non si parla di adeguata remunerazione del ruolo politico, ma di privilegio che è uno schiaffo a quanti, moltissimi, hanno sofferto in questo anno di pandemia per la mancanza di lavoro, per la riduzione dei loro redditi, per la cassa integrazione». E ancora: «Sconcerta constatare inoltre come non ci sia alcuna volontà di riformare il sistema in modo equo, visto che i due disegni di legge giacenti in commissione regionale da tempo sono stati dirottati su un binario morto per volere della maggioranza. Questi fatti si commentano da soli».
Diversa l’opinione del mondo industriale. «Credo che il costo della politica non sia tanto il compenso che il singolo rappresentante può ricevere osserva il presidente di Confindustria Fausto Manzana Credo si debba vedere se c’è una diretta relazione tra la produttività e l’impegno e questa remunerazione. Questo è il problema, avere una classe politica che si impegna, studia, valuta e poi rappresenta in modo puntuale le istanze dei cittadini. Capisco che questi aumenti si sono accumulati e ora la cifra può sembrare disdicevole a chi ha avuto difficoltà in questa fase. Quando parliamo di burocrazia, serve una classe politica che capisca nel dettaglio cosa intendono i cittadini e le imprese e su questo intervengano con efficacia. Se lo fanno, se risolvono i problemi, le indennità sono il miglior investimento che possiamo fare. Se con senso del ruolo e responsabilità tutta la classe politica si impegnasse a sostenere quel che la scienza chi consegna, cioè il vaccino, dando un messaggio chiaro, a persone che a volte sono confuse e impaurite da messaggi non univoci, quei soldi li avremmo ripagati mille volte».
Scarica il pdf: ADIGE consiglieri ART 260921(1)
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