24 febbraio 2022 – l’Adige
«Tim, fermiamo lo spezzatino» Lavoro Ieri lo sciopero. I sindacati: «I lavoratori delle periferie sono più a rischio»
Ieri lo sciopero, oggi però (ancora) la preoccupazione per un futuro lavorativo incerto. È la situazione che stanno vivendo gli oltre 400 lavoratori Tim in Trentino-Alto Adige, complessivamente 42 mila in tutta Italia. Il prossimo 2 marzo, giorno in cui si riunirà il Cda, sarà la data spartiacque tra quello che rischia di essere il passato, ovvero una società unita, ed un futuro ricco di dubbi e perplessità, considerato che Tim si prepara a dividersi in due: da un lato la service call (quindi tutta la parte orientata ai servizi ai clienti), dall’altra invece il comparto legato alla rete internet. Una scissione che, spiegano operatori e sindacati, non avrebbe precedenti in Europa per quanto riguarda un’azienda di simili dimensioni, con quest’ultima che finirebbe nelle mani di società private estere decise a compiere però solo determinati tipi di investimenti. «L’ipotesi di scorporo e cessione della rete, che di fatto il cda non ha mai escluso, è sbagliata e dannosa perché pregiudica il futuro di uno degli asset strategici del nostro Paese – hanno spiegato in coro Norma Marighetti (Cgil), Bianca Catapano (Cisl) e Maurizio Franchi (Uil), impegnati nel seguire la vicenda Tim in regione. – Non può essere solo il profitto a guidare scelte strategiche e investimenti. Tutto il territorio, dal centro alle più lontane periferie, ha bisogno di un piano di digitalizzazione capillare, così come va reso esigibile il diritto alla connessione di qualità per tutti i cittadini e le cittadine. Abbiamo richiesto a tutte le istituzioni, dalla Provincia alla Regione, fino al governo centrale, di impedire la divisione dell’azienda. Inevitabilmente questo comporterebbe non solo un peggioramento del servizio, ma soprattutto un taglio importante dei dipendenti in un periodo già difficile».E dunque, come accennato in apertura, ieri i lavoratori Tim hanno scioperato in tutto il Paese. Il cosiddetto “modello spezzatino” non convince e preoccupa come mai prima, con una ricaduta in termini occupazionali che sarebbe troppo impattante per passare inosservata. Via libera quindi alla sospensione di tutti gli straordinari proprio fino al prossimo 2 marzo, quando (sperano dipendenti e sindacalisti) si saprà qualcosa di certo rispetto al futuro di Tim. Ma c’è anche chi non nasconde il timore di un nuovo rinvio, che porterebbe ad una impasse destinata a risolversi ancora più in là nel tempo, mantenendo i lavoratori in bilico. Inoltre, al pericolo disoccupazione se ne affiancherebbe un altro, ovvero quello delle periferie che rischierebbero di restare tagliate fuori dal nuovo assetto della società: «È chiaro che le aziende private andrebbero ad investire dove si può ricavare profitto – hanno aggiunto i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil. – Ciò significa che il taglio dei dipendenti potrebbe interessare prima di tutto le zone distanti dai centri storici. Questo però si rifletterebbe sulla difficoltà, da parte di famiglie e lavoratori di altri settori, di usufruire dello smart-working, strumento sperimentato e potenziato in tempo di pandemia sul quale anche il governo ha investito molto. Ma proprio il governo, al pari del Mise, ancora non ha fornito risposte chiare, temporeggiando in silenzio o rispondendo in modo vago: vogliono stare con un piede in due scarpe, ma crediamo sarebbe anche nel loro interesse avere una rete unica, fondamentale per tutelare occupazione e prestazioni elevate in termini tecnologici e industriali. Sappiamo che Draghi predilige il libero mercato, ma in questo particolare caso si creano preoccupazioni che andrebbero evitate».
Scarica il pdf: ADIGE Tim ART 240222
No Comments