02 marzo 2022 – l’Adige
«Noi come Cassandre inascoltate»
Sul grido d’allarme degli artigiani, i sindacati chiedono un patto condiviso
TRENTO -«Comprendiamo il grido d’allarme delle imprese artigiane, messe a dura prova da caro energia e aumenti del costo delle materie prime. Crediamo però che questa complessa fase che rischia di compromettere la ripresa economica, vada affrontata con lungimiranza e disponibilità al confronto per costruire soluzioni condivise che diano forza alla nostra crescita economica. Da tempo abbiamo messo in allarme sui rischi di uno sviluppo fragile, in cui dopo il rimbalzo del 2021 la crescita resti incerta e poco inclusiva. La congiuntura che si è creata purtroppo non fa che dare conferma alle nostre preoccupazioni: il Trentino ha bisogno di investimenti strutturali per accelerare la transizione ecologica, per sostenere processi di innovazione produttiva e organizzativa, per contrastare il drammatico calo demografico. Non possiamo non constatare però che siamo stati ritenuti delle “Cassandre” e tutti i nostri inviti ad un patto condiviso per la crescita del Trentino sono rimasti totalmente inascoltati né abbiamo visto le imprese sollecitare insieme a noi la Giunta provinciale perché cominciasse a mettere in atto politiche economiche più coraggiose. Ma c’è ancora tempo per lavorare insieme in questa direzione».
Cgil, Cisl e Uil del Trentino concordano con le preoccupazioni espresse dagli artigiani in un’indagine interna dell’Associazione che ha messo in luce il timore delle piccole e piccolissime imprese trentine e la possibilità che una su tre di loro cessi l’attività a causa delle difficoltà che deve affrontare.
Accanto al tema più generale dell’aumento dei costi i sindacati si soffermano anche sull’ormai nota problematica della difficoltà di reperire manodopera. «Gli strumenti per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro ci sono e possono essere ulteriormente potenziati e migliorati» sottolineano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Gianni Tomasi, rappresentanti delle tre sigle nel cda di Agenzia del lavoro. «Bisogna però dare sostanza ai protocolli che si firmano. Il che vuol dire mettere in condizione i centri dell’impiego di agire in modo efficace e rispondente al bisogno delle imprese. Ci dicono che Agenzia del lavoro ha il miglior sistema di profilazione in Italia. Sono stati individuati centinaia di profili con competenze spendibili in edilizia, ma non se n’è fatto nulla». Allo stesso modo non si risolve la carenza di manodopera se non si migliorano le condizioni di lavoro. A cominciare della retribuzioni. «Va favorita e praticata la contrattazione di secondo livello per rendere più appetibili le condizioni di lavoro», sostengono i tre sindacalisti.
Il nodo, per i sindacati, è la mancanza di una seria analisi dei fabbisogni. «Le imprese devono rendere note le figure professionali di cui hanno veramente bisogno. Devono prendere atto che non ci sono giovani perché il nostro mercato del lavoro, per il calo demografico, ne ha sempre meno. Devono costruire insieme all’Agenzia percorsi formativi e di riqualificazione professionali. Grazie alle risorse del Pnrr e al programma di “Garanzia Occupabilità Lavoratori” tutto ciò sarà più facile. Bisogna però avere servizi per l’impiego in grado di funzionare in modo dinamico. Bisogna investire sul personale di Agenzia ampliando organici e professionalità. Anche su questo vorremmo vedere le imprese a nostro fianco nel sollecitare la Provincia a potenziare e rendere più efficaci gli strumenti. Ad affrontare il problema senza alcun pregiudizio. Alla fine sediamo tutti nel consiglio di amministrazione di Agenzia del Lavoro. Non serve solo chiedere contributi a pioggia, serve costruire politiche condivise che guardino al futuro. In tal senso il documento finale degli Stati generali del Lavoro è un ottimo punto di partenza. Sta alla responsabilità di tutti, sindacati, imprese e istituzione dargli sostanza», concludono Zabbeni, Pomini e Tomasi.
Scarica il pdf:ADIGE Cassandre ART 020422
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