02 marzo 2022 – Corriere del Trentino

Scintille sul rientro dei prof no-vax: la Provincia fa trasformare il contratto

TRENTO Il rientro a scuola degli insegnanti non vaccinati sta creando non poca confusione. Nelle scorse ore il ministero è dovuto intervenire con una nota per chiarire le «attività a supporto dell’istituzione scolastica» da assegnare agli «inadempienti all’obbligo vaccinale», che passeranno comunque ad un orario di 36 ore settimanali. Ma a rincarare la dose ci si è messo anche il Dipartimento istruzione della Provincia, che inizialmente aveva incaricato i dirigenti scolastici a stipulare un contratto individuale per il personale docente ed educativo non vaccinato, per poi fare un mezzo passo indietro nella giornata di ieri. Ma «in nessuna circolare ministeriale si fa riferimento al cambio contrattuale», attacca Pietro Di Fiore (Uil Scuola).
Sono circa 170 i docenti trentini non vaccinati che ieri, come previsto da Roma, sono potuti tornare a scuola con il green pass base (tampone negativo). Però non potranno svolgere attività a contatto con gli studenti. E già solo questo nei giorni scorsi aveva sollevato polemiche, anche in Trentino. «Questi docenti verranno a scuola e saranno pagati per non fare nulla», aveva denunciato il presidente provinciale dell’Associazione dei presidi italiani, Paolo Pendenza.
Il decreto legislativo del 24 marzo impone al dirigente scolastico di dirottare il docente non vaccinato ad «attività di supporto all’istituzione scolastica». Una dicitura vaga che aveva alzato un polverone appunto. Successivamente la nota ministeriale del 28 marzo aveva fatto una precisazione parlando di «tutte le altre funzioni rientranti tra le proprie mansioni», citandone alcune a mo’ d’esempio. Ma come succede in questi casi, le note di chiarimento non fanno altro che creare ancora più confusione.
E così, a seguito di una serie di quesiti arrivati al Dipartimento risorse umane del ministero dell’Istruzione, è arrivata un’altra indicazione da Roma, questa volta più esaustiva: «si ritiene che per l’individuazione delle attività a supporto dell’istituzione scolastica a cui adibire il personale docente ed educativo inadempiente si dovrà fare riferimento all’articolo del Contratto nazionale collettivo integrativo del 25 giugno 2008, che individua tra le attività di supporto alle funzioni scolastiche il servizio di biblioteca e documentazione, l’organizzazione di laboratori, il supporto nell’utilizzo degli audiovisivi e delle nuove tecnologie informatiche, le attività relative al funzionamento degli organi collegiali, dei servizi amministrativi e ogni altra attività deliberata nell’ambito del progetto d’istituto». La prestazione lavorativa, inoltre, non sarà più di 18/22 ore settimanali, ma «dovrà svolgersi su 36 ore settimanali, al pari di quanto previsto per i lavoratori temporaneamente inidonei all’insegnamento». Tutto più o meno chiaro, dunque, salvo le tempistiche.
In Trentino però la situazione è ancora fosca. Perché nel frattempo il dirigente generale del Dipartimento istruzione, Roberto Ceccato, nel recepire le indicazioni ministeriali, ha emanato una circolare in cui si aggiunge che «il personale docente ed educativo inadempiente all’obbligo vaccinale dovrà pertanto sottoscrivere un contratto individuale di utilizzo in altre mansioni, di cui verrà a breve fornito uno schema tipo, che prevederà la prestazione lavorativa a 36 ore nel caso di rapporto di lavoro a tempo pieno».
Righe che «stanno mettendo in gravissima difficoltà le scuole», scrive il segretario generale regionale della Uil Scuola, Pietro Di Fiore, nella lettera inviata due giorni fa al Dipartimento istruzione. Il sindacato, in particolare, contesta il fatto che «il ministero non faccia alcun riferimento alla trasformazione contrattuale del personale docente non vaccinato», vissuto come una sorta di demansionamento. Ed oltretutto «è al dirigente scolastico che viene addossata la responsabilità di imporre una modifica contrattuale che prevede l’utilizzo in altra mansione, con cambio orario settimanale». Roberto Ceccato ha atteso l’ultima nota ministeriale del 31 marzo e ieri ha fornito una riposta, facendo un mezzo passo indietro. Dopo aver dato la disponibilità ad un incontro con le parti sindacali per fare il punto della situazione (non appena questa si sarà stabilizzata), il dirigente precisa infatti che «sebbene nella citata nota ministeriale non venga espressa la necessità di redigere uno specifico contratto, sarà comunque cura dell’amministrazione provinciale fornire in via collaborativa ai dirigenti un modello dello stesso, al fine di formalizzare l’attribuzione dell mansioni al personale se ritenuto opportuno». Si è passati quindi alla valutazione da parte del dirigente. «Noi abbiamo concordato sia l’orario sia le attività da svolgere con i docenti non vaccinati, come le attività di ricerca, di riordino dei laboratori ma anche di sportello online pomeridiano — dice la guida dei presidi trentini Paolo Pendenza — Ma è la Provincia che deve dirci se necessario il contratto individuale». I dirigenti rimbalzano quindi la palla all a Provincia.

 

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