05 giugno 2022 – l’Adige
«Il partenariato non tutela i lavoratori»
Cgil, Cisl e Uil replicano a Lorenzo Kessler e sollecitano la Provincia ad intervenire
Prudenza, quando si dice che i partenariati pubblico-privati (Ppp) «sono un’opportunità». Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti, segretari generali di Cgil, Cisl e Uil del Trentino, hanno letto con attenzione le considerazioni di Lorenzo Kessler, il consulente esperto (titolare di Pfc srl) che, intervistato da l’Adige (24 maggio) ha spiegato che «il privato che propone un Ppp deve portare innovazione, la migliore performance e qualità del servizio. Sempre col dovuto controllo sul servizio da parte dell’ente pubblico». Quell’ente pubblico che, in Trentino, in Provincia come in Comune a Trento, ha in animo di ricorrere sempre più ai capitali privati per realizzare opere pubbliche e/o gestire servizi. Ultimo caso: la svolta del Comune capoluogo che ora punta a realizzare il nuovo centro civico di San Donà con il partenariato pubblico-privato.
Premessa dei tre sindacalisti: «Il tema delle esternalizzazioni e degli affidamenti di opere pubbliche e di servizi è da sempre all’attenzione delle organizzazioni sindacali. Sono decine di migliaia anche in Trentino i lavoratori che operano nel settore dei servizi esternalizzati, sia dei settori pubblici che di quelli privati». Fatta la premessa, c’è una prima questione critica, che Kessler non ha affrontato e che chiama in causa l’ente pubblico committente: la tutela dei lavoratori. «Grazie ad anni di mobilitazioni e di rivendicazioni» annotano Grosselli, Bezzi e Alotti «oggi nelle gare bandite da Provincia ed enti locali vengono riconosciuti i trattamenti dei contratti collettivi di riferimento e vengono fissate clausole sociali che garantiscono il mantenimento non solo dell’occupazione a anche delle condizioni di lavoro per i lavoratori coinvolti nei passaggi d’appalto tra un’azienda e l’altra (orario, trattamento economico accessorio, anzianità, inquadramenti, etc.) e nei settori educativi e di cura (asili nido e assistenza ad anziani e disabili in particolare».
Sul punto, la memoria dello scandaloso mega-appalto per le pulizie degli entri pubblici, orientato al massimo ribasso e su cui la Provincia è stata costretta a fare marcia indietro con il rafforzamento della legislazione di tutela, è ancora fresco. «Nei meccanismi di partenariato pubblico-privato, compresa la finanza di progetto, queste tutele non sono previste dalle leggi provinciali” ricordano i tre sindacalisti “in particolare per i servizi la cui gestione, all’interno del partenariato, remunera l’investimento dell’operatore privato. Questi servizi infatti possono essere liberamente affidati a terzi senza alcun vincolo,
attraverso il sistema dei subappalti di tipo privato». Ecco l’invito alla massima cautela: «La finanza di progetto rischia di trasformarsi in un meccanismo che penalizza le lavoratrici ed i lavoratori peggiorando le condizioni di lavori e i trattamenti economici e scaricando su questi ultimi gli effetti dei ribassi economici sulla base dei quali competono le aziende quando partecipano a gare di appalto o project financing».
La prima preoccupazione diventa quindi una richiesta del sindacato: «Le clausole sociali previste nella legge provinciale sugli appalti vanno immediatamente estese anche ai meccanismi di partenariato pubblico-privato». Per Grosselli, Bezzi e Alotti ciò non significa che l’appalto sia sempre la soluzione più efficace. «Sono proprio le organizzazione sindacali» osservano «a chiedere per esempio che nei settori dell’assistenza sociale (anziani, minori, disabili e adulti) vengano rinnovati i meccanismi di affidamento sperimentando per esempio forme di co-progettazione dei servizi nel settore sociale, meccanismi, questi, che sono in tutto e per tutto una forma di partenariato pubblico-privato». Attenzione, però: perché il partenariato funzioni, sia efficace, ci sono alcuni requisiti e specifiche condizioni. «Serve una pubblica amministrazione forte, competente e capace di gestire procedure complesse che prevedono una conoscenza specifica dell’opera e del servizio che viene affidato». E ciò è garantito, per il sindacato, da una gestione diretta di una fetta di questi servizi, che dà poi modo di «presidiare e controllare i livelli e la qualità dei servizi offerti ai cittadini e quindi di intervenire sull’affidatario quando necessario». Come avviene nel settore dell’infanzia. «Se invece la pubblica amministrazione si spoglia totalmente della gestione dei servizi, non avrà più il know-how necessario ad innovare e anche la capacità di qualificare la domanda di beni e servizi da parte del sistema pubblico come un volano di innovazione delle imprese si riduce”. La proposta di Cgil, Cisl e Uil del Trentino è dunque la seguente: «Bisogna ampliare e qualificare gli organici di Provincia ed enti locali nei diversi settori e, in alcuni ambiti, addirittura reinternalizzare porzioni di servizi per dare vita a veri partenariati».
Va inoltre resa residuale la componente prezzo, puntando invece «più sulla valutazione del progetto e della sua qualità rispetto all’offerta economica». La conclusione dei tre segretari provinciali: «Se si vuole l’innovazione, bisogna anche essere disponibili a remunerarla, altrimenti dietro la logica “lasciate che sia il privato ad investire” si nasconde solo la ricerca spasmodica di ridurre la spesa pubblica in modo lineare, scaricando spesso il costo di queste operazioni finanziarie sul lavoro e sulla qualità dei servizi offerti ai cittadini». Innovazione ed efficacia, quindi, non dipendono solo dal modello di affidamento, contano piuttosto la «forza degli attori del partenariato, la capacità di valutazione e gli obiettivi di miglioramento che vengono posti alla base del rapporto tra pubblica amministrazione e soggetti privati».
Scarica il pdf: ADIGE ART investimenti 050622
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