l’Adige – 21 giugno 2022

Autobus bollenti, l’ira degli autisti

Arriva Caronte, il terribile e insopportabile caldo che ormai da qualche anno fa capolino nel «montagnoso» Trentino scatenando le più colorite imprecazioni di cui noi siamo maestri. Ma se in casa o in ufficio, tra ventilatori e aria condizionata, qualcuno si arrangia, alla mercé dell’afa resta almeno una categoria di lavoratori pubblici: gli autisti.
Il segretario della Uiltrasporti Nicola Petrolli, alcuni giorni fa, aveva lanciato l’allarme: «Non si può guidare un autobus senza climatizzatore tenendo in faccia la mascherina, si rischia il malore e l’incolumità dei passeggeri».
A rincarare la dose, adesso, ci pensano altri due conducenti della Uil di Rovereto: Erik Zobele e Francesco Pellegrini. Che denunciano l’utilizzo di veicoli «vintage» che magari regalano folclore ma certo non aiutano chi si mette al volante per tutto il giorno.
«Il nostro Trentino è da sempre terra di sperimentazione tra economia del territorio e gestione politica, un progetto prima di tutto culturale invidiato in tutto il territorio nazionale. Se si contestualizza questo status al mero settore del trasporto pubblico, le virtù decantate del sistema (e le relative vagonate di investimenti) non possono che trovare conferma nei molti progetti sul tavolo della Provincia che avranno (sulla carta) delle ricadute positive sul nostro territorio. Tutto bene allora? Non proprio. Come già fatto notare più volte, in questo contesto anche da noi sembrerebbe persistere una mentalità da zone di serie A e B. Così, mentre nelle stanze dei palazzi e negli studi di società di consulenza si progetta un avveniristico trasporto 3.0, nella ben più modesta periferia gli autisti dell’urbano di Rovereto si ritrovano a dover svolgere il servizio di trasporto pubblico in condizioni di disagio lontane anni luce da quegli annunci di un futuro meraviglioso sbandierati sui giornali».
Sotto accusa, dunque, c’è l’anzianità dei, finiti nel mirino degli autisti, di fatto, per quell’obbligo assurdo di dover indossare la mascherina a bordo.
É cosa ben nota, infatti, che nella città della Quercia arrivino per lo più mezzi con un rodaggio di centinaia di migliaia di chilometri fatti prima nel capoluogo e quindi, diciamo così, già con un loro “importante vissuto”. Non solo: spesso a Rovereto le linee vengono coperte da mezzi che hanno oramai venti e più anni sulle loro lamiere (quelli del mitico colore arancio che richiama i vecchi fasti, per capirsi), cosa che negli ultimi tempi ha reso questa zona un incredibile pellegrinaggio di appassionati di autobus vintage da tutto il territorio nazionale, ben felici di poter immortalare il passaggio di questi fieri condottieri progettati quando il mondo andava ancora a benzina rossa e i giovani sognavano le Delta Evo anziché auto elettriche».
Il problema maggiore in questo periodo, però, non sta tanto nell’età del mezzo ma, come detto, nell’efficienza del climatizzatore. «In moltissimi casi è alquanto modesta, almeno quando c’è. Spesso, infatti, le temperature interne superano di gran lunga il limite dell’accettabile e se per un passeggero (che permane a bordo al massimo qualche manciata di minuti) la cosa può essere sopportabile, per l’autista diventa un incubo. Dopo sette ore di guida, a fine turno si esce dal mezzo letteralmente in un bagno di sudore, con tutto ciò che questo comporta. Nelle giornate più calde è davvero faticoso rimanere concentrati sulla strada e su tutti i suoi mille pericoli e imprevisti e con la responsabilità legale e morale che cresce di giorno in giorno (e l’obbligo di indossare per tutto il turno una pesantissima Ffp2), la cosa si fa davvero seria». Insomma, disagi e paure. «Crediamo che nel 2022, con un mondo impegnato in un’arrestabile corsa verso la digitalizzazione e la conquista dello spazio, viaggiare con questi calessi possa anche avere una vena di romanticismo ma sicuramente non sia degno di una qualsivoglia società avanzata».

 

Scarica il pdf: ADIGE trasporti ART 210622