l’Adige – 27 luglio 2022

A Kiev, tra guerra e futuro

Il sogno era arrivare a Kiev, far smettere i combattimenti e cercare insieme alla comunità ucraina un dialogo e una soluzione.
Con questa idea quattro trentini, Federico Zappini, Alberto Tamanini, Giulio Francomanno e Alex Faggioni, hanno aderito al progetto Mean, Movimento europeo di azione non violenta, e sono partiti alla volta della capitale ucraina.
Si voleva arrivare con una grande mobilitazione, portare una solidarietà molto concreta, capire meglio cosa stesse succedendo dopo cinque mesi dall’inizio del conflitto e cosa fosse possibile smuovere per rompere lo schema che si è creato, ossia il rispondere alla guerra con la guerra.
Zappini in occasione dell’evento “Dialoghi di pace”, organizzato dall’associazione Terra Libera, racconta com’è andato il viaggio.
Per molti aspetti, nn come immaginato.
Anche a Kiev, intanto, continuano a suonare le sirene antiaeree, ma a differenza dei primi mesi di guerra, le bombe cadono lontane.
«Noi siamo entrati da est abbiamo visto un territorio punteggiato di presidi militari, c’erano i segni dei bombardamenti della prima fase ma poi siamo arrivati in una città che prova a tornare vivere, nei limiti del possibile, prova a tornare ad una sorta di normalità: da un lato c’è una quotidianità, non c’è la guerra combattuta; dall’altro, c’è una grande attesa e non si percepisce una via d’uscita». Con questo viaggio, gli attivisti cercavano il dialogo attivo, ma la realtà si è rivelata diversa. Il sentimento provato dai quattro è di grande pessimismo in prospettiva: «Mancano proprio sia nella società civile, tanto negli organi nazionali e sovranazionali, i soggetti che sappiano agire una mediazione reale – commenta sempre Zappini – abbiamo avuto la sensazione che in questo terreno così conflittuale abbiano molto a cuore due parole: memoria e identità.
È difficile trovare un punto di contatto tra questo orgoglio del passato e un futuro che prevedere l’apertura all’Europa e ad altri soggetti, come i corpi civili di pace».
Allo stesso tempo, in Trentino si continua a lavorare tra associazioni e con il tessuto sociale per il cessate il fuoco e per la creazione di una pace duratura.
L’ultima manifestazione è stata sabato 23 luglio a Caldonazzo e ha ricevuto grande adesione. «Dobbiamo creare una diplomazia dal basso per compensare dove gli stati falliscono», ha concluso al termine dell’incontro Massimiliano Pila- ti, presidente del Forum Trentino per la pace e i diritti umani.

Scarica il pdf: ADIGE Terra Libera ART 270722