l’Adige – 03 agosto 2022

L’amaro anniversario di Itea spa

È di questi giorni l’annuncio delle celebrazioni per la nascita, cento anni fa (nel 1922) dell’allora Istituto autonomo case popolari e quindi per il cinquantesimo dello stesso Istituto, che nel 1972, con lo Statuto d’autonomia diventerà Itea (Istituto Trentino Edilizia abitativa). Un’amara ricorrenza per chi conosce la storia di questo ente che nel 2005 (riforma Dalmaso) assunse la forma di Società per Azioni. Amara perché assistiamo a un sostanziale blocco non solo delle assegnazioni di nuovi alloggi pubblici, ma addirittura dei cosiddetti alloggi di risulta, quelli che si liberano e vengono riassegnati a nuovi richiedenti in lista d’attesa. Da alcuni dati dell’ultimo bilancio sociale Itea a disposizione, quello del 2020, si evince che solo sette nuove costruzioni sono state assegnate alle famiglie, contro le già poche decine (37) del 2019, inferiori addirittura alle 10 del 2007. Non solo: anche gli alloggi di risulta sono in ulteriore forte calo (-25% circa): 235 nel 2020 contro i 324 nel 2019. In sintesi il Piano straordinario di edilizia sociale 2007- 2016, a fronte dell’obiettivo di 3000 alloggi di risulta, 3000 appartamenti nuovi e 3000 alloggi a canone moderato, ha messo a disposizione, a tutto il 2020, 5.219 alloggi di risulta, 1.129 costruzioni nuove e solo 500 alloggi a canone moderato (housing sociale). Fra l’altro la convenzione con Finint e Cassa Depositi e Prestiti per l’housing sociale, scaduta a fine 2018 continua a non essere rinnovata. Per la Uil trentina le soluzioni abitative di edilizia sociale nella nostra Provincia non possono passare unicamente attraverso l’estensione della platea dei beneficiari dell’integrazione canone alle locazioni private (in calo anch’essa dal 2019 per l’introduzione del vincolo di 10 anni di residenza dei richiedenti, bocciato definitivamente dalle Corti di Giustizia nazionali)) ma, piuttosto, attraverso un concreto rilancio dell’edilizia pubblica sociale e dei piani di housing territoriale. È necessaria una riforma che riguardi quindi sì la casa, ma più specificatamente l’abitare, inteso sotto l’aspetto dell’affitto e dell’edilizia pubblica sociale. La legge Dalmaso (2005) non è più adeguata al cambio epocale in atto, dove tutto è mutato e si è passati a ricercare sempre più soluzioni in affitto. Quindi è necessario trovare dei meccanismi, come il sollecitato «Fondo di garanzia per l’affitto» o il proposto «Fondo per le morosità incolpevole» esistenti in diverse realtà d’Italia, in grado rimettere in circolo, oltre agli ancora troppi alloggi pubblici non locati, il rilevante patrimonio privato abitativo «sfitto». Si chiede agli amministratori e alla giunta provinciale di concentrarsi maggiormente sul reperimento e ristrutturazione di alloggi da destinare alle famiglie, agendo su altre leve. Si potrebbe infatti coinvolgere la Curia, che ha più volte espresso difficoltà nella gestione del proprio patrimonio immobiliare, che potrebbe essere, se non acquistato, «sub- affittato» a Itea. Ciò potrebbe sfoltire le liste d’attesa(1.113 soggetti che hanno richiesto solo alloggio e 1.996 soggetti richiedenti contributo e 1.395 famiglie richiedenti entrambi i servizi). Un’altra azione, in sinergia con i Comuni di Trento e Rovereto, potrebbe essere quella di acquisire gli immobili pubblici dismessi, avviando ristrutturazioni o riedificazioni interessanti anche sotto l’aspetto ecologico e di risparmio del suolo. Anche parte dei 143 alberghi abbandonati potrebbero essere acquisiti, riqualificati da Itea e riassegnati alle famiglie richiedenti o trasformati in «Case–albergo» per i lavoratori stagionali o per le famiglie dei lavoratori dei servizi pubblici o della manifattura.Gran parte del patrimonio abitativo pubblico trentino è stato costruito con il contributo Gescal dei lavoratori, oggi in parte pensionati, e delle imposte che i lavoratori dipendenti e pensionati hanno versato e continuano a versare. Anche la conferenza sull’abitare, promessa in luogo della costituzione di un osservatorio sulla casa e l’abitare, non si è tenuta entro il 2021, causa Covid. Forse realizzarla sarebbe un modo intelligente e serio di celebrare degnamente il centenario e il cinquantesimo di Itea rendendo omaggio ai lavoratori e alle lavoratrici che hanno contribuito alla costruzione del patrimonio immobiliare e alle tante famiglie che in quelle case hanno abitato e contribuito allo sviluppo anche sociale del Trentino.

 

Scarica il pdf: Itea ART 030822 2