Corriere del Trentino – 06 ottobre 2022
«Caro energia e gas, senza aiuti molte aziende delocalizzeranno»
L’allarme lanciato dal coordinamento imprenditori
I sindacati: «Dalla Provincia manovre insufficienti»
Fondo emergenza sufficiente per il 10% delle richieste
TRENTO L’allarme, in questi giorni, è risuonato praticamente in tutti gli ambiti: dalle scuole ai Comuni, dall’economia al sociale. Con un messaggio univoco: se non ci saranno interventi — europei, statali, provinciali — per far fronte all’aumento del costo dell’energia e del gas, le conseguenze saranno drastiche. Per le famiglie e per le imprese.
E proprio le imprese — attraverso il Coordinamento provinciale imprenditori —, ieri pomeriggio, in prima commissione consiliare, hanno ribadito il concetto. Rincarando la dose. «Se non verrà messo un tetto al prezzo di energia e gas — è stato il monito del Coordinamento, sentito sul disegno di legge del presidente Maurizio Fugatti sulle misure a sostegno di famiglie e aziende — molte imprese delocalizzeranno in aree del mondo in cui questi costi pesano decisamente meno, mentre molte imprese del territorio rischiano seriamente di non farcela a tenere aperti i battenti». Perché, ha aggiunto il Coordinamento, la situazione è grave: «Segnaliamo quanto abbiamo rilevato su alcune aziende delle nostre associazioni: nel giro di un solo anno il costo dell’energia elettrica in bolletta è cresciuto di 4 volte, il costo del gas di 12 volte». In questo contesto, è stata la riflessione, le misure messe in campo dalla giunta provinciale «sono positive». Ma non possono bastare: «È indispensabile che la politica e il sistema della rappresentanza economica, tanto a livello nazionale quanto a livello locale, e ciascuno per il proprio ruolo e le proprie competenze, si impegnino reciprocamente per mettere in campo uno sforzo eccezionale per individuare soluzioni concrete e proposte tempestive che permettano alle imprese di reggere sul mercato». Intervenendo dunque con soluzioni emergenziali come quelle messe in campo oggi, ma mettendo in agenda anche «misure strutturali volte a conseguire una maggiore autonomia energetica, sia da parte degli enti pubblici del territorio che da parte delle famiglie e delle imprese». E insistendo ancora sulla semplificazione dell’iter burocratico «che in questo momento rallenta le imprese e i cittadini a investire nel settore», così come sulla previsione di «strumenti di sostegno alla ricerca di soluzioni tecnologiche e di aggregazione a livello locale, come le cosiddette comunità energetiche per la produzione di energia da fonti rinnovabili». A spingere sulle fonti rinnovabili, ieri, è stata anche Confindustria. Mentre l’Ance, per voce del suo presidente Andrea Basso, ha chiesto un aggiornamento dei prezzi: «Si può fare anche qualche opera pubblica in meno, ma ai prezzi giusti». Mentre gli albergatori, rappresentati dal presidente Gianni Battaiola, hanno messo in luce le difficoltà di molte aziende a ottenere crediti dopo essersi indebitate a causa del Covid.
E se dal Coordinamento imprenditori sono arrivate parole di sostegno al disegno di legge di Fugatti (poi approvato), di tutt’altro tono sono stati i giudizi espressi dai sindacati. «Affrontare il fosco quadro attuale — si legge nel documento unitario firmato dai segretari di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti — con un disegno di legge meramente ordinamentale generico e privo di impegni di spesa significativi è come provare a tappare la falla di una diga con un dito. Ed è la prova che la giunta provinciale non ha alcuna fiducia nelle leve dell’Autonomia come strumento per attivare politiche anticicliche capaci di sostenere la crescita e la coesione sociale». Di più: «Se poi alziamo gli occhi dall’inconsistenza del disegno di legge e allarghiamo lo sguardo agli altri interventi annunciati e messi in atto dalla giunta provinciale sul fronte della crisi energetica, va rilevato che fino a oggi sono stati spesi circa 18-19 milioni di euro per sostenere le famiglie alle prese con il caro bollette». Le risorse stanziate, di fatto, a favore delle 33mila famiglie che beneficiano dell’assegno unico. A cui si aggiungeranno i 6 milioni «per coprire tutti i percettori di assegno unico» e i 40 milioni «distribuiti a pioggia senza alcun criterio equitativo» con il bonus da 180 euro annunciato dalla giunta.
La valutazione dei sindacati sull’operato della giunta è netta, come del resto era emerso nei giorni scorsi: «Le manovre previste dall’esecutivo provinciale sono del tutto insufficienti e il metodo adottato è sbagliato». Per questo, osservano i segretari confederali, «crediamo che ulteriori misure a sostegno delle famiglie vadano assunte tempestivamente per frenare la caduta del potere d’acquisto di lavoratori e pensionati in Trentino». In particolare, i sindacati chiedono «l’indicizzazione al costo della vita delle provvidenze del welfare provinciale a partire dall’assegno unico». E, aggiungono, «vanno rafforzati i meccanismi di sostegno al reddito per tutti coloro che dovessero essere sospesi o licenziati in forza del rallentamento della crescita economica». Ancora, «vanno adottato misure per rafforzare la contrattazione sia nazionale che a livello territoriale ed aziendale», convocando il tavolo provinciale dell’economia e dell’occupazione «per anticipare singole crisi aziendali mettendo in campo strumenti preventivi per evitare impatti sociali di ristrutturazioni o addirittura chiusura di unità produttive».
In commissione, l’assessore allo sviluppo economico Achille Spinelli ha presentato gli emendamenti della giunta al provvedimento — in particolare l’eliminazione del criterio dell’aggravamento della situazione di difficoltà economica in seguito alla crisi energetica per l’ottenimento del sostegno — ricevendo aspre critiche da parte delle opposizioni. In particolare, Ugo Rossi (Agire) ha dapprima bocciato il bonus da 180 euro («Non ha senso»), per poi attaccare l’esecutivo sulla «mancata attenzione al tema dell’equità». Così Paolo Zanella (Futura), che ha mostrato di non condividere la linea della giunta: «Servivano scelte precise per aiutare chi deve essere aiutato davvero». Mentre Alex Marini (Movimento 5 Stelle) ha notato l’assenza di una attenzione «al tema energetico in modo reale»: «Si continua a rincorrere l’emergenza, ma senza intaccare il cuore del problema». Con Giorgio Tonini (Pd) che ha messo in guardia su eventuali altri «guai» con la Consulta. «Gli aiuti sono indispensabili — ha concluso Vanessa Masè (La Civica) — e in Commissione dei Dodici si dovrebbe lavorare su norme di attuazione per dare alla Provincia maggiore campo di intervento sull’economia».
Intanto, si guarda alle trattative internazionali sul tetto al prezzo del gas. Cercando di fare stime dell’impatto della crisi sul Trentino. Per ora, in campo ci sono i 100 milioni previsti dalla giunta sul fondo emergenze. Che però, se non cambierà qualcosa, saranno solo un pannicello caldo: realisticamente, quei 100 milioni potrebbero coprire solo il 10% del fabbisogno complessivo di famiglie e imprese trentine da qui a fine anno per far fronte ai rincari.
Scarica il pdf: manovra ART 061022 2
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