Trentino – 05 gennaio 2023
Liberiamo l’Università dal giogo provinciale
L’assenza del presidente Fugatti all’inaugurazione dell’Anno accademico il 22 novembre scorso e il breve accenno all’Università di Trento, peraltro limitatamente all’avvio della scuola di Medica, nella sua relazione della finanziaria danno il segno di una mancanza di attenzione della Giunta al governo rispetto all’istituzione Università di Trento e, soprattutto, alle sue potenzialità per il territorio trentino. La riduzione delle previsioni di bilancio del 2,6 per cento, assieme al silenzio assordante rispetto alle richieste del Rettore e del Direttore generale di conoscere la volontà e le linee che si intendono adottare per l’esercizio della delega provinciale all’Università, sono la cartina tornasole di una evidente difficoltà strategica della Giunta nel governare le proprie competenze autonomistiche.
Tanto più se ciò avviene a soli dieci anni dall’approvazione dello Statuto dell’Ateneo, pietra miliare di una Riforma che la UIL, a suo tempo unica voce sindacale fuori dal coro, aveva strenuamente avversato: una riforma che sembrava puntare all’assoggettamento della nostra Università alla politica locale, subordinando gerarchicamente l’autonomia e la libertà dell’Ateneo ai futuri cospicui finanziamenti provinciali.
Nell’immediato, quel nuovo assetto di governance universitaria provincializzata come primo passo portò al risultato di lasciare fuori dalla cabina di regia dell’Ateneo, e dalla stessa vita dell’Ateneo trentino, le rappresentanze dei lavoratori, purtroppo assieme a tanti altri soggetti della società civile trentina: una partecipazione attiva derubricata a conferenza annuale di ascolto.
Dal 2018 i rapporti di forza politici tra le diverse rappresentanze consigliari sono mutati. Per queste ragioni, siamo piuttosto stupiti davanti alle proteste dei rappresentanti delle forze politiche, sindacali e degli accademici, che allora non si avvidero del vulnus che quell’accordo, sostanzialmente economico tra lo Stato (TremontiCalderoli) e la Provincia (Dellai), poteva creare. Un danno che si è concretizzato negli anni in forza sia dell’immediata cancellazione della partecipazione delle parti sociali e della società civile alla vita dell’Ateneo, sia del restringimento degli interessi all’interno dei confini di un’autocompiaciuta autonomia, allora ricca e capace di creare centinaia di milioni di euro di riserve finanziarie. Risorse erogate in seguito, a partire dagli anni della Giunta Rossi, sempre più col “contagocce”.
Una svolta copernicana rispetto alle scelte di Kessler e Ferrari che avevano invece mantenuto il legame con lo Stato. Da allora Scuola e Università hanno assistito, e stanno quotidianamente subendo, a continue invasioni di campo rispetto alla propria autonomia, invasioni e violazioni subite in forza dei numeri della nuova maggioranza di governo, ma anche di un modello di riforma senza tutele e contrappesi.
L’invito che poniamo oggi al mondo della politica è quindi quello di avere la capacità di ammettere gli errori, di tornare sui propri passi e di aprire una discussione sulle modalità di gestione dell’Università.
Walter Alotti (segretario generale Uil del Trentino)
Scarica il pdf: TRENTINO universita ART 050123
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