l’Adige – 02 febbraio 2023

«Poste, deve intervenire la Provincia». Richiesta dei sindacati per anticipare l’orario

TRENTO -«Trasformare gli sportelli delle Poste in un centro di servizi amministrativi a favore dei cittadini nei piccoli comuni può essere un’ottima idea. Ma diventa assurdo pensare che, all’interno di una riorganizzazione generale, si ritardi l’uscita mattutina dei portalettere costringendoli a consegnare la corrispondenza e i giornali addirittura al pomeriggio».
Sindacati delle Poste sul piede di guerra dopo l’annuncio dato in pompa magna dell’avvio nazionale del progetto “Polis” che in Trentino nel corso del tempo dovrebbe portare diversi uffici postali a diventare avamposti della pubblica amministrazione dove poter rinnovare documenti d’identità, ottenere certificati anagrafici, accedere ai Cup e ai servizi per altre pratiche.
Per ora si inizierà con Cles e Mezzolombardo, le cui sedi verranno chiuse per due mesi per adattarle alle nuove esigenze.
«Un progetto senza dubbio ambizioso e teoricamente di grande impatto su un tessuto economico e, soprattutto, sociale spesso abbandonato al suo destino dalla politica e dalle istituzioni, quello della provincia e dei piccoli comuni» premette Marcello Caravello della Failp. «C’è già chi comincia a saltare sul carro, vedremo se questo progetto risulterà vincitore solo per la politica e i politicanti di qualsiasi risma urlanti riservando ai lavoratori di Poste Italiane solo il compito della fatica e di nuove e aggravanti lavorazioni a costo zero per l’azienda» aggiunge ricordando che le prossime elezioni delle RSU in Poste Italiane del 28 e 29 marzo offriranno ai lavoratori l’opportunità di dare un loro parere sulla manovra. «Quello che si sta facendo è un controsenso. Quando si implementa una nuova organizzazione c’è bisogno di mezzi e personale, ben ricordando che Poste Italiane prima di tutto dovrebbe portare avanti il suo scopo originale, il recapito».
Sul mancato prolungamento dell’accordo finanziato dalla Provincia per la consegna della corrispondenza ordinaria e a firma, compresi i quotidiani, entro la mattina Failp ieri ha ufficialmente chiesto un incontro con il presidente della Provincia Maurizio Fugatti «per la definizione di una organizzazione che anticipi l’orario di ingresso del personale addetto alla consegna al fine di garantire un servizio più efficiente».
«Non vorrei che questa mossa aziendale di ritardare la partenza dei portalettere non sia una strategia per spingere la Provincia a rifare l’accordo» ipotizza Manuel Ferrari di Uil, anche lui favorevole a far intervenire la giunta provinciale sul tema. «Guarda caso in Trentino siamo sotto elezioni, mentre a Bolzano (dove pure in autunno si andrà a votare, ndr) la convenzione durerà fino al 2024». «Di sicuro lo slittamento dei turni di lavoro del recapito causerà disagi ai cittadini ma anche ai postini, alcuni dei quali termineranno il loro turno di lavoro alle 20.30, mal coniugandosi con le esigenze familiari».
Più convinto Ferrari lo è sul progetto Polis: «Sarà un bel carico di lavoro per gli uffici anche se, visto il calo dell’attività tradizionale allo sportello, può essere un modo per mantenere la capillarità degli uffici di Poste sul territorio».
«Lo spostamento in avanti degli orari -rincara Norma Marighetti della Cgil -comporterà nuove difficoltà sui lavoratori e di conseguenza e anche sui cittadini, per iniziare con la linea editoria. A Trento e Rovereto i postini usciranno alle 8.15, negli altri centri alle 8.45. Può andare bene nelle grandi città dove si inizia a lavorare alle 9, ma non da noi dove uffici e aziende sono aperti anche dalle 7.30.
Ci sarà il rischio che il postino arrivi in certe quando le attività saranno chiuse per la pausa pranzo».
Marighetti assicura che i sindacati, a livello territoriale, terranno monitorata la nuova organizzazione. «C’è l’impegno da parte dell’azienda di convocarci dopo un mese dalla prima partenza per analizzare la situazione. Potremo forse intervenire su piccoli problemi, ma non su quelli grandi perché l’accordo è a livello nazionale».
Anche Marighetti sottolinea «l’incongruenza» tra la nuova organizzazione del recapito e l’allargamento nelle competenze di Poste tramite Polis. «In maniera molto scarna ci è stato illustrato il progetto proprio l’altro giorno. Saremo il braccio operativo della pubblica amministrazione, ma dall’altra parte in Trentino avremo solo due uffici di questo tipo, Cles e Mezzolombardo, che per altro resteranno chiusi due mesi per la ristrutturazione. Vedremo le ricadute: nei centri piccoli potrebbe essere una buona soluzione ma lo testeremo sul campo. La cosa positiva è che questo strumento potrebbe portare a riaprire gli uffici periferici chiusi con la pandemia».
A fronte dell’impegno chiesto ai lavoratori Marighetti chiede all’azienda «formazione per chi dovranno confrontarsi ogni giorno direttamente con i cittadini. Noi raccogliamo grandi preoccupazioni dai nostri sportellisti già provati dall’esperienza Spid: vogliamo garanzie sull’addestramento degli operatori e sulla presenza di qualcuno che da remoto possa dare una mano».
Antonio Lo Presti, reggente per la Cisl, si mette dalla parte dei cittadini: «È difficile spiegare alla gente che nei comuni sotto i 15mila abitanti potranno avere uffici delle Poste avveniristici, ma che il giornale potrebbe venir consegnato soltanto nel pomeriggio. Non piace nemmeno a me perché so benissimo che la cosa che noi dovremmo fare meglio è recapitare la corrispondenza, ma capisco pure che l’azienda, essendo una società per azioni, debba anche guardare la solidità dei bilanci».
Lo Presti crede comunque alle parole dei vertici di Poste che hanno assicurato una sorta di corsia preferenziale per la distribuzione dei quotidiani: «Ci hanno garantito che alcune linee editoria rimarranno: se dicono la verità lo scopriremo presto».

 

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