Corriere del Trentino – 02 febbraio 2023

Gli ammortizzatori sociali in calo «Stiamo tornando alla normalità»

TRENTO La pandemia con i suoi tossici effetti sul mondo del lavoro è ormai alle spalle: lo certifica anche il dato sugli ammortizzatori sociali dell’anno scorso diffusi dalla Uil Lavoro, Coesione e Territorio. Il confronto dei dati dell’ultimo quadriennio mostrano che si è tornati alla normalità (o quasi) ovvero a ore di cassa integrazione (ordinaria, straordinaria o in deroga) e di fondi di solidarietà che sono in linea con il periodo pre pandemico. A livello regionale, nel 2022 sono state autorizzate 4.454.750 ore (3.585.672 di cassa integrazione, il restante di fondo di solidarietà) quando nel 2019 erano state 3.169.194 (3.149.298 di cassa integrazione). Nulla a che vedere con il drammatico periodo del lockdown del 2020 quando gli ammortizzatori sociali, con le aziende chiuse, erano esplosi: oltre 78 milioni di ore (35 milioni di cassa integrazione, 42 milioni di fondo di solidarietà) già quasi dimezzate l’anno seguente con 47 milioni di ore.
Analizzando i dati per provincia, la cassa integrazione totale nel 2022 per Bolzano è stata pari a 2.125.051 ore (erano state 1.956.788 nel 2019, oltre 19 milioni nel 2o2o e 11 milioni nel 2021), 1.850.522 ore di ordinaria (1.833.569 nel 2019, 18 milioni nel 2020, 10 nel 2021), 269 mila ore di straordinaria (104 mila nel 2019, 316 mila nel 2020, 200 mila nel 2021), 4.965 ore in deroga (18 mila in 2019, 1,2 milioni nel 2020, 1,3 nel 2021). Per Trento la cassa integrazione 2022 è stata di 1.460.621 ore (1,1 nel 2019, 16 milioni nel 2020 scesi già a 4 nel 2021), quella ordinaria 981 mila ore (erano state 869 mila nel 2019, 15 milioni nel 2020 e 4 milioni nel 2021), 468.680 ore di straordinaria (323 mila nel 2019, 204 mila nel 2020, 230 mila nel 2021); 10 mila in deroga (assente nel 2019, salita a 866 mila nel 2021 e poi scesa a 10.472). Per inquadrare il fenomeno a livello nazionale nel 2022 sono state autorizzate 594,5 milioni di ore di ammortizzatori sociali.
«A questi dati — commenta il segretario provinciale della Uil, Walter Alotti — mancano quelli del fondo artigiani, ma dalle informazioni che abbiamo, si può dire che siamo tornati nella normalità. Ora l’augurio è che tutto il sistema produttivo possa riprendersi». Ieri, dato da non sottovalutare l’Istat ha confermato un raffreddamento a livello nazionale dell’inflazione a gennaio con un aumento contenuto allo 0,2% su base mensile e del 10,1% su base annua, rispetto al +11,6% del mese precedente. «Sono tutti dati importanti — prosegue il dirigente sindacale — per le aziende e anche sotto il piano occupazionale (favorendola; n.d.r.). Anzi sappiamo che in questo momento c’è il problema inverso, ovvero che le aziende non riescono a trovare operai specializzati e anche non specializzati. Le ragioni? Sicuramente c’è un problema legate all’offerta di lavoro che non è particolarmente qualificante dal punto di vista delle retribuzioni. Ma anche l’oggettiva difficoltà di trovare personale qualificato».
Secondo Alotti comunque la pandemia ha creato una sorta di spartiacque: «Dopo il Covid in molti hanno cercato e cercano occupazioni differenti in modo da conciliare ma la loro attività lavorativa con la vita privata». Lo dimostra anche il dato delle dimissioni volontarie: oltre 1,6 milioni nei primi nove mesi del 2022, il 22% in più rispetto allo stesso periodo del 2021, un record. «Un tempo si davano le dimissioni, perché si era trovato un altro posto di lavoro, ora anche senza. Il mondo del lavoro e della produzione stanno cambiando. A noi vecchietti — conclude Alotti — sembra un controsenso, ma i giovani o si licenziano dalla pubblica amministrazione o non partecipano ai concorsi. Neppure la sicurezza del posto pubblico affascina più».

 

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