Il T – 15 febbraio 2023

Sindacati: «Stipendi più alti e meno precarietà»

Stipendi più alti e meno precarietà. Secondo i sindacati Cgil, Cisl e Uil bisognerebbe partire da qui, da questo binomio, per frenare l’emorragia di giovani laureati trentini verso l’estero e, allo stesso tempo, per attrarre competenze sul territorio.
Il problema, infatti, non è la mobilità dei giovani, normale in un mercato del lavoro europeo, ma quanto questi flussi siano reciproci. E dai dati dell’Istituto nazionale di statistica emerge un’asimmetria: tra il 2012 e il 2021, su 1.790 giovani laureati trentini espatriati, ne sono arrivati da Paesi esteri 803. «Se in Trentino le condizioni di lavoro offerte sono medio-basse in termini qualità e retribuzioni, non saremo mai attrattivi per i giovani qualificati — affermano Maurizio Zabbeni, Lorenzo Pomini e Walter Largher, che seguono le politiche del lavoro per Cgil, Cisl e Uil del Trentino — Se non si inverte questo meccanismo, però, si rischia di impoverire la nostra comunità e la nostra economia. Se il sistema produttivo locale non investe di più sul capitale umano, inoltre, si rischia di perdere, a vantaggio di altri territori, le competenze e le professionalità dei giovani che il nostro ateneo e le altre istituzioni formative hanno contribuito a formare».
Secondo la Fondazione Nord Est, che cita l’Ocse, l’investimento stimato per gli anni di crescita e formazione di un laureato, cioè il valore del suo capitale umano, è pari a quasi 292mila euro, di cui 165mila euro di spesa sostenuta dalla famiglia e 127mila euro pagati dagli enti pubblici. Questo significa che in dieci anni il Trentino ha perso 522 milioni di capitale umano. Un problema che gli Stati generali del lavoro della Provincia hanno messo a fuoco, ma «non sembra ci sia la volontà di costruire soluzioni, visto che nulla si è mosso». Un modo per trattenere il capitale umano, sostengono i sindacati, è bandire le forme di lavoro precario e costruire percorsi duali nell’alta formazione e nell’università, come avviene in Alto Adige: «In questo modo si accorcerebbe la distanza tra domanda e offerta di lavoro, si sosterebbe l’ingresso dei giovani sul mercato del lavoro e si spingerebbero le aziende a investire sui giovani».
E appare altrettanto necessario intervenire sulle paghe. «Come dice anche il rettore Deflorian gli stipendi in Trentino sono bassi e i laureati trovano occasioni migliori altrove — proseguono i tre sindacalisti — Anche il sistema impresa dunque deve fare la propria parte. Non è sufficiente, come fa il presidente di Confindustria, invocare soluzioni di sistema. Siamo d’accordo sulla necessità di rendere più flessibili ed estesi i servizi conciliativi, siamo d’accordo a potenziare le reti per connettere centro e periferia e a rafforzare il sistema di accoglienza. Tutto questo, però, non è sufficiente. Nella lista del presidente Manzana, manca proprio la voce stipendi».

 

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