Welfare. La Giunta elimini il vincolo discriminatorio dei dieci anni di residenza. Dopo la procedura d’infrazione per l’Italia Cgil Cisl Uil e Acli insistono: discriminare tra cittadini di serie A e di serie B contrasta i principi del Family Audit
C’è un’altra voce pesante che si unisce al coro di quanti fino ad oggi hanno sostenuto che il vincolo dei dieci anni di residenza in Italia per accedere alle misure di sostegno è discriminatorio: la Commissione europea. Ieri infatti Bruxelles ha comunicato di aver aperto una procedura di infrazione contro l’Italia sul requisito dei dieci anni per il reddito di cittadinanza. Una presa di posizione che tocca da vicino anche il Trentino che con la Giunta Fugatti ha imposto questo vincolo a molte misure di welfare provinciale, come l’assegno unico quota A, l’accesso all’edilizia sociale e il bonus bebè, andandosi a schiantare ripetutamente contro i giudici e la Corte costituzionale. “La presa di posizione europea conferma quanto sosteniamo da tempo: vincoli così estesi sono una forma di discriminazione, che diventa particolarmente odiosa quando prende di mira anche i bambini più piccoli, quelli nati in Trentino, da genitori stranieri – fanno notare i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti con il presidente delle Acli, Luca Oliver -. Questo Esecutivo in modo ostinato ha perseverato su una strada palesemente ingiusta e illegittima e fino ad oggi ha fatto qualche operazione di maquillage modificando i regolamenti, ma non la legge”.
Questo nel rispetto della tradizione di apertura e accoglienza che caratterizza la comunità trentina e qualifica in positivo l’Autonomia, ma anche per coerenza. “Il Trentino e la Provincia Autonoma si vanta della certificazione del Family Audit, addirittura esporta questo modello nel resto d’Italia e poi a casa propria adotta meccanismi discriminatori nei confronti delle famiglie, quantomeno per quelle “non trentine”. O la Provincia adotta comportamenti coerenti agli standard del Family Audit o a nostro parere perde non solo ogni autorevolezza nel promuovere l’inclusione familiare ma anche il diritto di fregiarsi del marchio”, insistono.
Dunque la richiesta al presidente Fugatti di fare marcia indietro, modificando le norme che prevedono ancora i dieci anni di residenza per accedere ai benefici del welfare provinciale.
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