Il T – 01 marzo 2023

Lavoratori extra Ue. Sindacati: «Insufficiente»

Numeri in crescita, ma «ancora insufficienti per rispondere al fabbisogno di manodopera del mercato del lavoro locale». Per questo motivo, lunedì scorso, le organizzazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil si sono astenute rispetto al documento sulle quote di lavoratori extra Ue approvato all’interno della commissione provinciale per l’impiego. Il confronto a cui ha fatto seguito l’invio delle richieste da parte di Piazza Dante.
La quasi totalità dei lavoratori richiesti, 2.550, è per occupazioni a tempo determinato, annuali o pluriennali, in crescita di 670 unità rispetto al 2019. A questi si aggiungono trecento posti per occupazioni fisse, come richiesto dalle associazioni datoriali. «È solo questione di settimane, ma a breve riprenderà la solita litania delle imprese agricole che non trovano lavoratori, degli alberghi in affanno per la stagione estiva perché manca manodopera e così via. Il Trentino ha livelli di disoccupazione che si attestano al 3,5%, fisiologico — commentano i segretari provinciali Andrea Grosselli (Cgil), Michele Bezzi (Cisl) e Walter Alotti (Uil) — Tassi anche più bassi ci sono in altri Paesi europei, non solo la Germania, ma anche Stati dell’est che per anni hanno esportato lavoratrici e lavoratori. In questo quadro è miope non chiedere più ingressi per i lavoratori stranieri».
Se è vero che la decisione viene assunta a livello nazionale, «è altrettanto vero che sono i territori, quindi la Provincia di Trento, ad avanzare le richieste — aggiungono — Il tema è affrontare il problema della carenza di manodopera con razionalità e lungimiranza, lasciandosi alle spalle posizioni ideologiche e demagogiche sugli stranieri. A Roma come in Trentino. Purtroppo la giunta Fugatti non ha ancora avuto il coraggio di compiere questo passo, e difficilmente lo farà da qui a fine legislatura. Questo, però, è un freno per le aziende trentine e, di conseguenza, per la crescita della nostra economia».
I tre sindacalisti fanno appello anche al mondo delle imprese. «Ci saremmo aspettati delle prese di posizione più nette su questo tema e una reale spinta verso il governo Meloni affinché si rendesse più efficace il sistema di incontro tra domanda e offerta di lavoro dei cittadini stranieri che vogliono poter lavorare regolarmente in Italia ed in Trentino. È chiaro che richiamare lavoratori stranieri vuol dire strutturare un sistema di accoglienza e di integrazione che il Trentino aveva e che questa giunta ha in gran parte smantellato. Continuando così però si rischia di rallentare la ripresa e di ridurre la competitività del sistema economico provinciale», concludono.

 

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