l’Adige – 17 marzo 2023

La fiammata dei prezzi non si spegne

Rallenta ma non si ferma la corsa dell’inflazione in Italia. E tanto meno in Trentino. A febbraio da noi, così come in Alto Adige, i prezzi sono saliti del 9,3 per cento rispetto a 12 mesi prima, in leggero rallentamento in confronto al 10 per cento del mese precedente, ma comunque sopra la media nazionale del 9,1 per cento.
A spingere la corsa dei prezzi nella nostra provincia è la parte del paniere legata ai cosiddetti “beni di prima necessità”. Quelli, cioè, indispensabili anche per chi ha quote di reddito più basse. A ben vedere, dunque, l’inflazione finisce per pesare maggiormente sulla fascia di popolazione con disponibilità economiche meno elevate.
Basta dare un’occhiata ai dati: gli alimentari sono cresciuti 10,5 per cento, gas e prodotti energetici del 25,3 per cento, seppure in grande rallentamento rispetto alle fiammate dei mesi precedenti. In doppia cifra anche alberghi e ristoranti che hanno aumentato i prezzi del 10,4 pre cento. Crescite decisamente contenute per comunicazione (0,9 per cento), istruzione (0,5), cultura (2,6).
Come ogni mese l’Unione nazionale consumatori pubblica la classifica delle città più care in cui, come sempre, i due capoluoghi del Trentino Alto Adige risultano ai primi posti. Bolzano è in vetta con un aggravio annuo di spesa stimato in 2.472 euro l’anno per una famiglia media. Trento risulta al quinto posto con un extracosto di 2.434 euro.
Numeri decisamente importanti, tanto che i sindacati prevedono che l’inflazione nel triennio 2021-2023 si attesterà oltre il 15 per cento cumulato, visto che l’Istat dà già come acquisito un incremento dei prezzi del 5.4 per cento su quest’anno.
Cgil, Cisl e Uil puntano il dito contro l’immobilismo della giunta provinciale «che dicono fino ad oggi non ha messo in campo nessuna azione né sul fronte contrattuale, non stanziando le risorse per il rinnovo dei contratti delle autonomie locali, scuola e sanità, né per adeguare strutturalmente le misure di sostegno alle famiglie e del welfare provinciale».
I segretari generali Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti dicono di sollecitare da mesi Fugatti ad iniziare un confronto «per definire una politica dei redditi che dia sostegno alle componenti più esposte della nostra comunità. Ad oggi non è stato aperto nessun confronto né l’esecutivo ha messo in atto misure strutturali in questa direzione se si esclude il parziale adeguamento Icef all’inflazione per assegno unico e il bonus bollette di 180 euro, del tutto insufficiente».
Stessa cosa sul piano dei rinnovi contrattuali del pubblico. «Con questo atteggiamento la giunta legittima anche le imprese a restare ferme con il risultato che i contratti non si rinnovano e le lavoratrici e i lavoratori vedono calare a picco la loro capacità di spesa”».
Una situazione che per i sindacati rischia di avere un impatto pesantissimo sulla tenuta sociale della comunità e ne compromette anche la capacità di attrazione di nuova manodopera. «Se le retribuzioni non sono adeguate al costo della vita è difficile pensare che lavoratori con competenze arrivino in Trentino».

Scarica il pdf: ADIGE carovita ART 170323