18 ottobre 2016 – Trentino
Prof lontani da casa? Servono intese tra scuole
Di Fiore (Uil): «Il contratto va cambiato, situazioni insostenibili per le famiglie»
«Lo sa che le dico? Che non dovrebbero esserci solo i prodotti agricoli a chilometri zero, ma pure gli insegnanti. Che si dia anche ai lavoratori della scuola lo Statuto valido almeno per una pianta di lattuga».
Conclude con una battuta, efficace, seppur amara, un ragionamento più articolato Pietro Di Fiore, segretario generale regionale della Uil scuola, commentando il caso sollevato ieri dal “Trentino” di una docente roveretana, Daniela Matuella.
Precaria da 15 anni, era prof di lettere a Lizzana, vicino a casa. Vincendo il concorso, ed entrando così in ruolo, si è trovata “sbalzata” in val Rendena. E con due figli piccoli da far crescere e accudire, pur con l’aiuto del marito, si è trovata nell’impossibilità di farsi quasi ogni giorno quell’ottantina di chilometri tra la Vallagarina e la Rendena, di cui una parte di montagna, tanto più con l’inverno alle porte.
A meno di scelte radicali, prendersi un posto letto in valle o fare avanti indietro. Si è presentata a scuola.
Ma adesso prenderà l’aspettativa o il congedo parentale chiedendo, per il prossimo anno, l’avvicinamento a casa.
La consigliera di parità, l’avvocato Eleonora Stenico, commenta così la vicenda: «Capisco da madre il problema. Dove si può è giusto riflettere per introdurre qualche meccanismo di flessibilità che però non è immediato. In questo caso ci sono delle regole di sistema con cui fare i conti, i posti a ruolo sono quelli».
Il governatore Ugo Rossi, che è anche assessore all’istruzione, non lascia molti spazi: «Se i bambini sono a Pinzolo ci vuole un insegnante a Pinzolo, non è colpa di nessuno. Le regole della mobilità prevedono che il trasferimento ci sia se c’è qualcuno che fa scambio. Capisco il disagio – prosegue il presidente – ma non si può piegare il sistema alle esigenze dei singoli. Ricordo che ci sono anche infermiere che si alzano alle 4 di mattina nelle valli per fare il turno a Trento. E che centinaia di insegnanti sono dovuti migrare dal Sud Italia al Nord per avere un posto di lavoro».
[…]
Segretario Di Fiore, al di là della battuta, che commento si sente di fare?
E’ una situazione paradossale, prodotta da un contratto nazionale già di per sé complesso nella parte riguardante la mobilità al quale si aggiunge quello provinciale che contiene aspetti ancora peggiori.
Con tutta probabilità non sarà neanche l’unico caso. Lei parla di “situazione paradossale”. Che vuol dire?
C’è qualcosa che non funziona dal punto di vista della stabilizzazione dei docenti. Si dovrebbe cercare di fare in modo che un precario, che lavora da anni in una sede, una volta vinto il concorso rimanga dov’è, trasformando il suo contratto da tempo determinato a indeterminato. E invece…una volta in ruolo si viene “sparati ai confini dell’impero”.
Che ratio c’è ?
Noi, come Uil scuola, quel contratto provinciale non l’abbiamo firmato. E’ completamente da rivedere. Non solo. Ci sono molti docenti che quest’anno, entrati in ruolo, se ne sono andati distanti da casa e il prossimo potranno usufruire dell’assegnazione provvisoria per motivi di famiglia, quindi riavvicinandosi a dove risiedono. Beh, io mi chiedo, perché quei motivi di famiglia validi un anno dopo non li riconosciamo fin da subito? Di certo la scuola di assegnazione non ne ha nessun vantaggio visto che il docente il prossimo anno se ne andrà. E gli insegnanti vengono danneggiati, sono ormai uomini e donne non più ragazzi, spesso con famiglia, madri con bambini piccoli. Situazioni insostenibili.
Ci sono margini di trattativa?
Secondo noi sì. Lo scorso anno invitammo i dirigenti scolastici ad istituire accordi di rete. Insomma mettiamoci d’accordo tra istituti, scambiamoci gli insegnanti dove è possibile. Senza andare in deroga al contratto che, comunque, secondo noi va rivisto. La situazione attuale reca danni a tutti, alle scuole, ai ragazzi e ai professori.
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