Corriere del Trentino, Il T – 28 marzo 2023
Di Fiore (Uil): «Riforma inutile, fare formazione senza gradi» Pendenza (Presidi) favorevole
Una riforma che divide. La carriera professionale dei docenti ipotizzata dalla giunta provinciale suscita pareri contrapposti. I sindacati continuano a rimanere contrari. «Un disegno di legge inutile — tuona il segretario della Uil Scuola del Trentino, Pietro Di Fiore — La questione del merito esiste, ma si deve affrontare indirizzando il contratto sul lavoro dell’insegnante e indirizzando le 40 ore provinciali a progetti di formazione e di ricerca». Utilizzate, invece, per «supplire alle carenze di organico». Critico anche il consigliere provinciale di minoranza Filippo Degasperi (Onda), che attacca la giunta sulla decisione di escludere gli istituti di formazione professionale. Favorevole, invece, il presidente trentino dell’Associazione nazionale dei presidi: «Questa riforma può permettere un riconoscimento economico e giuridico ai docenti che già adesso si impegnano di più all’interno della scuola», dice Paolo Pendenza.
Nelle ultime settimane ci sono state due occasioni di confronto fra la Provincia e le organizzazioni sindacali sul disegno di legge. L’ultima giovedì scorso. «Ma fino ad adesso alle domande più importanti nessuno ha saputo rispondere, né l’assessore Bisesti né il dirigente Ceccato né la sovrintendente Sbardella — sottolinea Di Fiore — Faccio alcuni esempi. Abbiamo chiesto quali saranno le procedure concorsuali, ma ci hanno detto che devono essere ancora costruite. Abbiamo chiesto come saranno composte le commissioni, se a livello di istituzione scolastica o a livello provinciale, ma non ci hanno risposto. Abbiamo chiesto, infine, quali saranno i criteri di valutazione dei docenti, ma hanno rimandato la questione ad un ulteriore regolamento. Il dubbio che sia un’iniziativa elettorale è forte».
Al di là dei temi pratici, che offuscano comunque la riforma, la questione di fondo è un’altra, dal punto di vista del sindacato. «Noi siamo ben felici che la Provincia metta risorse aggiuntive — dice il segretario della Uil Scuola — ma non si creino nuovi gradi, come se fossimo nell’esercito, piuttosto investiamo quelle risorse su incarichi di formazione e di ricerca con una durata temporanea. La giunta, invece, vuole solamente rispolverare il vecchio disegno di legge di Valentina Aprea». Ossia l’ex deputata e sottosegretaria al ministero dell’Istruzione di Forza Italia che, nel 2008, propose una riforma proprio sulla carriera professionale dei docenti, articolata su tre distinti livelli: docente iniziale, ordinario ed esperto. Questo ha rappresentato uno dei tentativi di introdurre, a livello nazionale, il meccanismo della progressione di carriera nel mondo della scuola, oggi limitata agli scatti di anzianità. Il primo portò la firma dell’ex ministro Luigi Berlinguer nel primo governo Prodi a fine anni Novanta, ma il «concorsone» fu bocciato sonoramente dai docenti.
Secondo il sindacalista «la questione di ridare valore al lavoro degli insegnanti esiste, ma si deve partire dal cambiare il contratto, indirizzandolo maggiormente sui compiti di scuola — sostiene Di Fiore — Un’altra misura che si potrebbe prendere è quella di indirizzare le attuali 40 ore provinciali, utilizzate per fare supplenze brevi, ai progetti di formazione e di ricerca. E soprattutto bisogna prima stabilizzare il personale e poi affinare gli strumenti disciplinari». Gli fa eco il segretario della Flc Cgil Raffaele Meo. «Oggi il Servizio reclutamento della Provincia — osserva — ha una grossissima difficoltà a bandire procedure concorsuali per l’immissione in ruolo. Fare nuovi concorsi sarebbe un ulteriore aggravio. Le priorità, invece, sono l’immissione in ruolo e i posti di sostegno. E poi quei 10 milioni previsti dalla Provincia saranno comunque distratti dal contratto».
Il consigliere Filippo Degasperi accende i riflettori su un’altra criticità. «Gli obiettivi di qualità e miglioramento che si propongono non valgono per il sistema della Formazione professionale visto che nulla è previsto per i docenti di tale canale, come sempre esclusi e discriminati — mette in luce — Metodologie innovative didattiche, successo formativo, orientamento, inclusione e contrasto alla dispersione sono evidentemente obiettivi che l’assessore Bisesti e la sua maggioranza escludono dalla Formazione professionale e quindi negano agli studenti che scelgono tale percorso».
Si dice invece d’accordo con l’impostazione della riforma la guida trentina dei presidi. «La scuola è un contesto nel quale, dal punto di vista economico, tutti i docenti sono uguali, ma nella pratica ci sono enormi differenze — premette Pendenza — Il fatto di poter riconoscere queste differenze rende giustizia all’interno della scuola. Forme di carriera, comunque, sono presenti in tutti i Paesi europei. Questa riforma — conclude — rende ancora più appetibile la professione, anche per i giovani che escono dall’università».
Scarica il pdf: CORRIERE, IL T scuola ART 280323
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