Non autosufficienza. La Giunta è rimasta ferma. L’accusa dei sindacati dei pensionati: il Piano triennale doveva essere definito con il coinvolgimento delle parti sociali. Mai convocati mentre i cittadini più fragili affrontano ogni giorno enormi difficoltà
Poco più di una settimana fa ha visto finalmente la luce in Parlamento la legge delega per la tutela della dignità e la promozione delle condizioni di vita, di cura e di assistenza delle persone anziane, cioè sulla non autosufficienza. Un passaggio molto atteso anche dalle famiglie trentine che devono gestire persone non autosufficienti. Mentre a Roma qualcosa si muove in Trentino, però, tutto resta fermo. E’ questa l’accusa che muovono alla Giunta provinciale i sindacati dei pensionati di Cgil Cisl Uil, Spi, Fnp e Uilpensionati, che guardano con grande preoccupazione all’immobilismo dell’assessora Segnana sulla questione. “La legge sulla non autosufficienza rappresenta un passo avanti importante per il nostro Paese e vedremo come il Governo nazionale darà attuazione alla delega, anche alla luce delle risorse che deciderà di stanziare – dicono Claudia Loro, Tamara Lambiase e Claudio Luchini -. Il tema che più ci preoccupa è però il fatto che tutti i territori, Trentino compreso, avrebbero dovuto definire tra dicembre e metà marzo, i piani locali sulla non autosufficienza, in sostanza l’insieme di progetti e interventi per il prossimo triennio per dare risposte alle persone non autosufficienti e alle loro famiglie. Come parti sociali siamo all’oscuro di tutto”.
Secondo quanto previsto dal Dpcm le Regioni avrebbero dovuto definire i piani locali confrontandosi anche con le parti sociali. Le richieste d’incontro di Spi, Fnp e Uilpensionati sono rimaste lettera morta. “Dall’assessora Segnana non abbiamo avuto alcun riscontro – insistono Loro, Lambiase e Luchini -. Non è stato attivato nessun tavolo di confronto, a dispetto di quanto prevede la norma nazionale. E’ chiaro che tutto è proiettato alla campagna elettorale ed evidentemente i bisogni della parte più fragile e bisognosa della popolazione contano poco in termini di consenso. Non abbiamo altre ragioni per spiegare la scelta di ignorare le nostre richieste. Eppure anche in Trentino ci sono molte famiglie che vivono in una situazione di enorme difficoltà perché devono prendersi cura di un caro non autosufficiente”.
Una logica che, per i sindacati, starebbe anche alla base, della scelta di non prevedere l’indicizzazione dell’assegno di cura all’inflazione. “Come noto l’aumento dei prezzi ha eroso pensioni e stipendi, ma non un euro è stato stanziato per adeguare questa misura di sostegno. Insieme alle confederazioni continuiamo a chiedere che la Provincia si muova in questa direzione e preveda un adeguamento all’inflazione di tutte le misure di sostegno per le famiglie. Nel caso dell’assegno di cura l’adeguamento è previsto nella legge ed è ancora più grave temporeggiare”, insistono e rilanciano l’urgenza di aprire un confronto. “E’ ormai evidente che il dialogo non è il metodo di questa giunta né dell’assessora Segnana. Restiamo comunque convinti che rappresenti invece un importante anche per migliorare le proposta a vantaggio dell’intera collettività”, concludono.
Trento, 3 aprile 2023
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