IL T – 26 aprile 2023

Politici bipartisan e il coro di «Bella ciao». Un corteo numeroso per la festa del 25 aprile

Via Belenzani si è riempita velocemente. Le bandiere rosse dei sindacati — c’erano i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti — si sono accodate a chi usciva dalla messa: tra questi il sindaco Franco Ianeselli, il governatore Maurizio Fugatti con il vicepresidente Mario Tonina e il commissario del Governo Filippo Santarelli, il vicequestore vicario Andrea Vitalone e la pattuglia parlamentare: la dem Sara Ferrari e le leghiste Elena Testor e Vanessa Cattoi, con il senatore dell’Alleanza democratica autonomista Pietro Patton, che ha raggiunto il gruppo solo alla cerimonia conclusiva a Palazzo Geremia. C’era anche la deputata Alessia Ambrosi, a dispetto di chi credeva che tutti quelli di Fratelli d’Italia disertassero le celebrazioni. Mancava solo Andrea de Bertoldi, eletto nel collegio di Trento ma ieri in Sicilia «per altri impegni», non per la Liberazione dell’Isola. E di Fratelli d’Italia si è visto anche — almeno all’inizio, alla deposizione degli allori a tutti i caduti — il consigliere comunale Daniele Demattè. Altri, tra i consiglieri comunali, Minella Chilà e Italo Gilmozzi (Pd), con il loro collega e segretario provinciale del partito Alessandro Dal Ri, e poi Bruna Giuliani (Lega), presidente e vicepresidente di Palazzo Thun Paolo Piccoli (Campobase) e Vittorio Bridi (Lega). In corteo anche gli assessori comunali Ezio Facchin e Salvatore Panetta. Nessun consigliere provinciale di centrodestra, solo di centrosinistra: Paolo Zanella di Futura, Giorgio Tonini e Lucia Maestri del Pd, ma c’era Walter Kaswalder, che con Fugatti ha deposto una corona di alloro alla lapide che ricorda le vittime trentine delle guerre.
In piazza, ieri, anche l’ex governatore Lorenzo Dellai, l’ex presidente del Consiglio provinciale Bruno Dorigatti, l’ex giudice Carlo Ancona. Alla cerimonia, poi, tra i tanti anche l’imam di Trento Aboulkheir Breigheche: «Una festa importante, la liberazione da un regime dittatoriale qual era il fascismo. Sono qui — ha proseguito — celebrando la vittoria della democrazia in Italia e sperando che anche il mio popolo siriano possa liberarsi da un fascismo che come quello italiano di allora oggi uccide, opprime e affama il suo popolo».
In corteo tante persone, tante famiglie. L’associazione dei partigiani trentini, gruppi e comitati, qualche cartello in difesa della Costituzione e i militanti dello Sportello Casa. Poche bandiere di partito, se non quelle di Rifondazione comunista e del Partito democratico.
Le note, in apertura del lungo serpentone che ha sfilato per le vie della città toccando i luoghi della memoria dei caduti del conflitto, dei deportati e degli internati e degli eroi della Resistenza, erano quelle ufficiali. La banda, gli squilli di tromba, i presentat’arm dei militari. Dietro i cori popolari, e su tutti l’inno che più di altri celebra la resistenza: «Bella ciao», cantato e ricantato dai partecipanti durante il percorso.

 

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