TRENTINO, CORRIERE DEL TRENTINO – 06 maggio 2023
Sindacato unico, Cisl e Uil duri: «Non fattibile»
Il sogno del segretario trentino della Cgil di un sindacato unico provinciale forse non vedrà mai la luce, ma l’annuncio roboante ha ottenuto un risultato storico: unire le parti sociali al di qua e al di là di Salorno al motto manzoniano «questo matrimonio non s’ha da fare».
La «necessità» espressa da Grosselli trova ferma opposizione da parte di Cisl e Uil a livello provinciale.
TRENTO Il sogno del segretario trentino della Cgil di un sindacato unico provinciale forse non vedrà mai la luce, ma l’annuncio roboante ha ottenuto un risultato storico: unire le parti sociali al di qua e al di là di Salorno al motto manzoniano «questo matrimonio non s’ha da fare».
La «necessità» espressa da Andrea Grosselli («È ora del sindacato unico con lo statuto di autonomia come principio fondativo«) trova ferma opposizione da parte di Cisl e Uil a livello provinciale che, di fronte a «esternazioni che lasciano perplessi», bollano il progetto come «non fattibile». Basiti di fronte a un tema mai discusso sono anche i segretari altoatesini delle tre sigle, che Grosselli chiama in causa auspicando «un modello tedesco e austriaco per eliminare i tavoli separati» sull’asse Bolzano- Innsbruck.
«Non mi è piaciuta questa sparata — commenta Michele Bezzi (Cisl) —. L’obiettivo è proporsi come tre sindacati unitari, non unici. Grosselli ha la fissa, ma una scelta simile farebbe il bene di chi rappresentiamo?».
Il segretario trentino della Cisl non nega che del tema si sia parlato. «Si è ragionato in termini generali senza mai condividere un documento — ammette Bezzi —. E non è vero che abbiamo autonomia a livello locale. Roma non accetterebbe mai questo discorso: sindacato è anche solidarietà, condivisione e partecipazione. Le nostre diversità come sigle sono un valore e avere tre sindacati in Italia è una pluralità che fa bene, così come una buona intesa sulle priorità comuni».
Bezzi rimarca il concetto: il sindacato unico «è impensabile e non fattibile». «Il nostro compito è fare sintesi tra posizioni diverse, che è poi quello che chiediamo a politica e imprenditori. Se mai si parlasse seriamente di una fusione, richiederebbe un percorso che non sarà di certo la mia generazione a vedere concluso».
Altrettanto netta la posizione della Uil trentina. «C’è una prassi che dura da vent’anni: parlare e trovare soluzioni. Questo tema non è assolutamente all’ordine del giorno: è un pensiero che Grosselli coltiva da tempo e che ha preso un’accelerata inattesa — ammette il segretario Walter Alotti —. Non è un traguardo concretizzabile, per quanto io possa condividere l’idea. Noi e la Cisl siamo un’unione di categorie in confederazione, nasciamo dal basso, dal lavoro, noi per rappresentare il mondo laico e la Cisl il pensiero cattolico. La Cgil, invece, nasce da una decisione politica vicina alla sinistra storica del Paese. Le differenze oggi sono più sfumate ma esistono». Alotti frena anche sulla presunta autonomista vantata dalla Cgil. «Come sindacato a livello locale non abbiamo assolutamente autonomia e in parecchie occasioni abbiamo avuto le nostre “gatte da pelare” con Roma su progetti su cui poi abbiamo proseguito uniti nella nostra direzione: Laborfonds, Sanifonds, in tempi passati la federazione dei metalmeccanici poi sfumata. Sappiamo solo noi gli scontri che abbiamo con le segreterie nazionali: se proponessimo quest’idea si metterebbero a ridere. Dal punto di vista tecnico, poi, non sarebbe banale fondere servizi, patronati, caf che sono emanazioni della confederazione nazionale».
A congelare il sogno di Grosselli, l’idea della Uil nazionale di «regionalizzare la rappresentanza sindacale fondendo Trento e Bolzano», anticipa Alotti. «Le due sedi territoriali insistono su province il cui governo ha poteri quasi pari a quello nazionale, avrebbe senso. Ma non è un progetto imminente».
Bolzano conferma. «La Uil regionale non nascerà a breve, ma se ne discuterà — ammette Mauro Baldessari (Uil Alto Adige) —. Ora la fusione non sarebbe ben vista da tutti in Sudtirolo». Il segretario si dice allarmato per le esternazioni di Grosselli. «Non è l’ottica della Uil e io sono totalmente contrario. Non esiste discussione: per il mio mandato non se ne parla».
Più morbida Donatella Califano (Cisl Alto Adige). «Questa vicenda mi stupisce, nonostante la rappresentanza unica sia una riflessione sempre aperta a livello nazionale. Ma in Trentino, come in altre regioni, non esiste. Già andare d’accordo ora è un impegno quotidiano». Califano riconosce a Grosselli «coraggio e una forte spinta autonomista. È una Luisa Gnecchi trentina e con la barba — ironizza —. L’ideale è bellissimo, ma sarebbe un delirio schizofrenico e lo insegnano le rare esperienze passate, tutte fallite: i metalmeccanici e gli edili negli anni ‘70-’80, a livello locale il pubblico impiego. L’unico ente confederale in Italia è il Centro Casa di Bolzano: un’esperienza di collaborazione molto bella».
Solleva le braccia Cristina Masera, omologa di Grosselli in Alto Adige. «So che è un suo sogno da lungo tempo — ammette la segretaria Cgil —. Lui pensa che le condizioni siano mature, io penso di no. Dobbiamo lavorare unitariamente con le nostre peculiarità e differenze; un sindacato unico non tiene conto di punti di vista e sensibilità diverse. Potrebbe maturare una visione comune, non è impossibile, ma in questo momento le divergenze di opinioni sono troppo forti. Lo dimostra il contratto della metalmeccanica firmato in modo disgiunto».
Scarica il pdf: TRENTINO, CORRIERE unitarieta ART 060523
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