Il T – 01 settembre 2023

«IN DIFFICOLTÀ MIGLIAIA DI FAMIGLIE DEL CETO MEDIO»

 

«La sensazione non è delle migliori. Tante famiglie sono ancora in difficoltà, nonostante i pochi aumenti salariali e i pochi aiuti di questi mesi. Non parliamo solo delle famiglie più povere. A rischio sono tante famiglie del ceto medio e medio-basso, dove lavorano in due ma, tra inflazione e indebitamento, ora rischiano di scivolare nella fascia della povertà». Paola Pisoni (nella foto) è presidente del Forum delle associazioni familiari del Trentino, un organismo che dialoga e si confronta con le istituzioni, in primo luogo la Provincia. Ma che non si sottrae a lanciare l’allarme sulle condizioni di tanti nuclei familiari e considera, in tal senso, un «brutto segnale» la decisione della giunta provinciale di inserire le entrate da assegno universale nazionale, la nuova veste degli assegni familiari, nel calcolo dell’Icef, l’Indicatore trentino della situazione economica in base al quale si accede a tanti benefici, dagli sconti su mense scolastiche e asili nido alle case Itea, alle provvidenze per i figli. Secondo i sindacati Cgil Cisl e Uil, la misura potrebbe produrre un aggravio dell’Icef del 9%, con almeno 3.000 famiglie a rischio di superare la soglia dei benefici (Il T di ieri).«Non siamo d’accordo sulla decisione della giunta – afferma Pisoni – L’assegno unico universale non è un elemento della ricchezza, ha come funzione quella di riconoscere valore sociale ai figli. In un contesto di denatalità, è un importante sostegno alle famiglie. Una volta inserito nel calcolo dell’Icef, tante famiglie finiranno per perdere proprio i benefici per i figli, la mensa, l’asilo, i contributi per i minori. Si rischia di togliere da un lato quello che è stato dato dall’altro».Il rischio maggiore, secondo Pisoni, riguarda proprio le famiglie al limite, tra una fascia e l’altra. «Considerando nell’Icef l’assegno nazionale, la famiglia potrebbe cambiare fascia. Non stiamo parlando delle famiglie più povere, che partono da valori bassi. Parliamo di famiglie del ceto medio, dove c’è uno stipendio e mezzo o magari due, che ora finiranno per dover essere spesi per i servizi». Pisoni osserva che «se davvero, come dice la Provincia, l’inserimento dell’assegno nell’Icef incide poco, non ha molto senso tenerlo, finisce per essere un brutto segnale proprio sul sostegno alle famiglie e sul valore sociale dei figli, che tutte le forze politiche sottolineano».

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