Assegno unico. Gli importi non recuperano l’inflazione. Cgil Cisl Uil: famiglie più povere per responsabilità della maggioranza di governo
Dopo il no all’indicizzazione dell’Icef oggi la IV Commissione ha bocciato anche la proposta sindacale di adeguare gli importi dell’assegno unico provinciale per recuperare l’inflazione. La maggioranza, dunque, mette una pietra tombale alla possibilità di alzare i benefici provinciali per ridurre almeno in parte l’impatto del carovita sui redditi delle famiglie con figli.
“La decisione di oggi è una conferma – ammettono amari i segretari provinciali di Cgil Cisl Uil, Andrea Grosselli, Michele Bezzi e Walter Alotti -. Pur avendo disponibilità di risorse la Provincia decide di non sostenere le famiglie trentine che hanno dei figli. Ci vuole veramente un notevole sforzo di creatività per continuare a sostenere che si aiutano le famiglie e si sostiene la natalità. Perché i figli non basta farli. Bisogna poi mantenerli”.
Come conseguenza di questa decisione il valore economico reale dell’assegno continuerà ad essere più basso e le famiglie più povere.
Gli importi, infatti, sono fermi dal 2018 e nel frattempo il costo della vita in Trentino è cresciuto del 15%, a svantaggio soprattutto dei redditi fissi.
Senza adeguamento, inoltre, ci potranno essere famiglie che perdono il beneficio, proprio in un momento in cui i redditi sono già sotto-pressione, come è risultato evidente anche dall’ultima analisi Ispat sulla capacità delle famiglie trentine di far fronte alle spese impreviste.
Per questa ragione Cgil Cisl Uil hanno proposto di alzare la soglia di reddito per accedere al beneficio, portandola dagli attuali 50,5 mila a 57,5 mila euro, un incremento del 10,3% che avrebbe almeno neutralizzato l’inflazione registrata tra il 2018 e il 2022.
Hanno anche proposto di alzare la soglia di deduzione del reddito da lavoro femminile, dagli attuali 6mila euro l’anno a 15mila.
Infine le tre sigle hanno chiesto di modificare la disciplina dell’assegno unico, superando il meccanismo di coordinamento tra misure nazionali e provinciali di contrasto alla povertà, riportando in campo esclusivamente alla Provincia l’intera gestione della misura, come già avveniva prima del reddito di cittadinanza. “Una scelta che permetterebbe anche di rendere più efficaci le misure di condizionalità, cioè il vincolo tra beneficio e attivazione sul mercato del lavoro, tarandole sulle caratteristiche del nostro contesto locale”, concludono i tre sindacalisti.
Trento, 27 settembre 2023
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