Corriere del Trentino, Il T – 30 settembre 2023

Appalti provinciali, sindacati duri: «La nostra norma peggiorativa». Sit-in di Cgil, Cisl e Uil in piazza Dante: «Contratti al ribasso e meno tutele»

Trento. Una norma provinciale che rischia di tutelare meno i lavoratori rispetto al codice degli appalti nazionale. Questa la motivazione che ha portato Cgil, Cisl e Uil a scendere in piazza per protestare contro le decisioni di piazza Dante. «Nessuna intesa sul recepimento nelle norme provinciali del nuovo codice degli appalti nazionale — Si legge nella nota congiunta — Senza un intervento più organico, si tratta, per la prima volta, di una disciplina peggiorativa della norma nazionale».
Il pomo della discordia è l’articolo 11 del codice nazionale: per un bando bisogna applicare il contratto collettivo nazionale «più rappresentativo e quello il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l’attività oggetto dell’appalto». Se si indica un contratto diverso bisogna garantire le stesse tutele indicate dall’azienda appaltatrice. «Gli appalti sono visti come figli di un dio minore. I datori di lavoro ruotano, i dipendenti sono sempre gli stessi e ad ogni giro o sono disoccupati o con una retribuzione bassa — ha detto Stefano Picchetti di Uil — Questa regola serve a mantenere il valore del lavoro identico in modo che le aziende non giochino sul maggior ribasso». Senza questa norma, secondo Maurizio Zabbeni della Cgil, «si rischiano contratti meno retributivi e con minor tutele».
Inoltre, le aziende appaltatrici, col nuovo codice, devono verificare se le offerte garantiscono quanto scritto nell’articolo 11. «Questa è una tutela molto forte — ha affermato Zabbeni — Con la norma provinciale, l’azienda appaltatrice non ha nessun ruolo ed è deresponsabilizzata. È questo l’obiettivo della provincia: non dare alle stazioni appaltanti il compito di verifica».
I sindacati è da maggio che chiedono a Piazza Dante un incontro, ma si è procrastinato fino a settembre: «Si è dato il 15 di settembre come giorno dell’entrata in vigore delle nuove norme. Li abbiamo sollecitati e adesso è un’urgenza — ha lamentato Zabbeni — Abbiamo cercato una soluzione, ma la materia è complessa e non risolvibile in quattro riunioni. Non si può normare in queste condizioni e abbiamo chiesto di fermarsi».
In piazza, a sventolare le bandiere dei sindacati, c’erano soprattutto i lavoratori del Cup e dei depuratori. Entrambi hanno i contratti in scadenza e i nuovi bandi presentano delle criticità: «Per la gara si vuole scrivere che solo una sede è in Trentino, invece che tutte e cinque — hanno detto le dipendenti del Cup — Dicono che non si possa scrivere perché è una gara europea, ma non è vero che è vietato. Così c’è il rischio di venire delocalizzate e perdere il lavoro». Anche per gli addetti ai depuratori c’è il rischio di rimanere disoccupati: «Sul bando non c’erano impegni sulla tutela dei posti di lavoro e sulle retribuzioni anche se ce l’avevano garantito». I sindacati, se la situazione non dovesse cambiare, non escludono scioperi: «Valuteremo qualsiasi tipo di azione, sia giuridica che politica», ha detto Picchetti.

 

 

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